Tutto scorre nel mondo mediatico. Le notizie il loro clamore, i temi caldi, scivolano tra le pagine in un batter d’occhio. In questo momento ci sono tre teatri di guerra, in Ucraina, in Israele, nell’Africa subsahariana.
Cominciamo a trovarle da pag. 13 in poi, non fanno più notizia. Per qualche giorno ci sarà la guerra alla magistratura, iniziata già dai tempi di Berlusconi, un’altra guerra dei trent’anni, ed oggi inasprita da Crosetto, che per quanto grosso non ha le phisique du role di Silvio. Sembra una guerra preventiva, per alzare le mani con un “io lo avevo detto” quando arrivasse qualche problemino. Se non arriva qualche bella inchiestona nuova, quella su Del Mastro è già cotta e mangiata come le pietanze della Parodi, non avremo di che scrivere.
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Se magari Giambruno si rivelasse con segreti scottanti come Ilary Blasi, forse un paio di pagine le potremmo impaginare. Se no di che leggiamo? Delle valutazioni sulla scarsezza dell’Europa secondo Draghi? Che barba, che noia, direbbero Sandra e Raimondo. Ma una bella guerra nuova, che non sia quella di Crimea che ci rompe dai tempi del liceo? Che ne so tra Australia e Nuova Zelanda per esempio. Lì in Oceania non succede mai niente. Ma che lo teniamo a fare un Continente così pacifico? Su dai, non è manco giusto.
Qui in Europa dopo settant’anni di pace ci stavamo annoiando a morte, per fortuna è arrivato il Covid ed il lockdown per movimentare un po’ la noia del tran tran tra i soliti femminicidi e gli sbarchi a Lampedusa. Sono spariti pure gli hooligans e gli scontri tra tifoserie. Si muore di troppa pace.