La via di Draghi: l’Unione Europea o cambia o muore

Serve un’Europa diversa. Lo dicono tutti e da tutte le parti. Ognuno vuole la sua, diversa e migliore da quella degli altri. Intento Draghi indica la sua strada. Durante la presentazione del libro “Quando eravamo i padroni del mondo”, il nuovo libro di Aldo Cazzullo, l’ex Presidente del Consiglio ha parlato del futuro dell’Europa, unico argomento politico che ha voluto toccare, nulla sulla politica interna, sull’immigrazione, la condizione della donna, i femminicidi, i problemi di Roma, ogni volta l’ex premier preferisce cambiare argomento.

Ma non su l’Europa. Lui che per molti è la figura perfetta per guidare il prossimo Consiglio europeo, e che già ora si sta occupando su commissione di Ursula von der Leyen di scrivere un rapporto sulla competitività dell’Unione, rimarca, con ancor più vemenza del solito, la sua opinione sullo stato attuale dell’Unione.

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«Con l’allargamento a ventotto dell’Unione abbiamo fatto un errore colossale: pensare che potesse funzionare con le regole decise quando i partner erano dodici». l’Europa è «in un momento critico», in una «paralisi funzionale», che «pensa ad allargarsi ancora aspettando le elezioni di giugno» e senza essere in grado di «ripensare le regole che la governano».

Il problema è che ad oggi l’Europa non conta nulla, o quasi. È una questione innanzitutto economica. Per crescere bisogna «inventarsi un modello diverso», perché «il mercato europeo oggi è troppo piccolo». E il mercato unico c’è, «ma solo in teoria». Chi ci guarda da fuori «ne vede ventisette, non uno». E poi anche politica. L’esempio è la crisi in Medio Oriente. L’Europa «dovrà fare di più». Militarmente sarebbe impossibile. Come ci ricorda l’ex banchiere centrale «siamo deboli e poco credibili». Allora bisogna puntare sulla presenza umanitaria, che vada oltre i programmi di assistenza finanziaria.

Per ora nulla sembra cambiare. È ora che l’Europa si muova, e l’unica direzione intraprendibile è quella di «una maggiore integrazione politica, un vero parlamento d’Europa», di un nuovo paradigma culturale «che ci faccia sentire italiani ed europei».