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Gli hacker cinesi contro l’Ucraina, la Cina sceglie Putin e la guerra all’Occidente

La Cina non lavora per la pace in Ucraina. Gli attacchi di hacker cinesi al fianco dei russi contro le istituzioni e le reti governative ucraine, smascherati dalla Nato anche grazie alla intelligence italiana, dimostrano che Pechino non solo era a conoscenza dei piani di invasione russi prima che venissero messi in atto ma è al fianco di Putin nella guerra ibrida.

La rivista inglese The Times nei giorni scorsi ha pubblicato documenti della intelligence ucraina che denunciano attacchi ad oltre 600 siti web della Difesa ucraina e che vengono attribuiti al governo cinese. La conquista del cyberspazio è un aspetto molto importante delle prospettive geopolitiche di Pechino e la strategia militare cinese negli ultimi dieci anni ha enfatizzato le proprie capacità nella guerra ibrida e digitale, con investimenti economici su larga scala.

Più in generale, si può dire che il regime cinese si rende conto che l’epoca della globalizzazione senza regole che tanto lo ha avvantaggiato economicamente, sta finendo. Pechino era davanti a una scelta di campo. Assecondare la invasione russa o esercitare una pressione su Mosca per spingere il Cremlino a più miti consigli. La scelta è stata quella di fare asse con Putin.