Giovani sempre più sfiduciati: apatia? Macché, sanno che in Italia il merito non conta

Vogliamo puntare sul merito? Investire seriamente sull’istruzione? Ridare una speranza ai nostri giovani? Quasi 2000 anni fa Plutarco scriveva «gli studenti non sono vasi da riempire ma fiaccole da accendere», criticando la tendenza dei maestri di allora di riempire gli allievi a loro affidati con una mole eccessiva di nozioni, anziché svilupparne autonome capacità e spirito critico. Il filosofo greco vedeva nelle nuove generazioni una risorsa, il futuro. Ora qui non si vuole parlare tanto di una riforma della scuola, che sarebbe necessaria per la ripartenza del nostro Paese, ma del disagio che vivono i nostri ragazzi, disincentivati, disillusi, fiaccati da una società che non dà loro garanzie, che non è all’altezza delle loro aspettative. La destra estremista, l’abbiamo visto in campagna elettorale, scansa l’argomento come la peste: è molto più comodo per Salvini &Co insistere con il tema delle pensioni e rivolgersi ad un elettorato più maturo. Vogliamo dare ai giovani un motivo per restare? Quando la politica si impegnerà a captare il disagio di persone tra i 18 e i 35 anni e a dare loro delle risposte soddisfacenti?

In Italia più di sei giovani su dieci (62%) hanno cambiato la propria visione del futuro a seguito della pandemia: solo per il 22% il futuro sarà migliore, mentre il 40% ritiene che sarà peggiore. Proprio perché manca una promessa di miglioramento e benessere per le giovani generazioni. A prevalere sono l’incertezza (49%) e l’ansia (30%), che in alcuni casi si trasformano in paura (15%) e pessimismo (13%). Sono dati inquietanti che arrivano dal Rapporto realizzato dal Censis per il Consiglio Nazionale dei Giovani e l’Agenzia Nazionale per i Giovani dal titolo: “Generazione post pandemia: bisogni e aspettative dei giovani italiani nel post Covid”.

Secondo l’indagine, il 27% dei giovani dichiara che durante la pandemia la sua salute è peggiorata e la quasi totalità (97%) ha avuto almeno un piccolo malessere, tra mal di testa (69%), dolori articolari (57%) e problemi intestinali (42%). In crescita anche i disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia. A soffrire di ansia e depressione, dopo il Covid, è ben 45% degli under 37 (una percentuale che sale al 49% per gli under 25). Altro che le «devianze giovanili» di cui parlava la futura premier Giorgia Meloni.

“I dati del Rapporto evidenziano chiaramente come la questione generazionale stia trascinando sulla pelle di troppe ragazze e troppi ragazzi le conseguenze di una crisi che ha creato forti squilibri economici, sociali e psicologici che non solo minano alla competitività del Paese ma rischiano di lasciare, ancora, indietro una generazione esausta. Ce n’è abbastanza per comprendere perché i giovani sempre di più scelgono di fuggire all’estero, perché non riescono a mettere su famiglia e fare un figlio e quali sono gli ostacoli che ancora oggi impediscono una loro piena emancipazione”, ha dichiarato Maria Cristina Pisani, confermata presidente del Cng per i prossimi tre anni. “Occorre riflettere su una concreta promessa di futuro per arginare l’onda d’urto della crisi pandemica, economica e delle attuali sfide su un’intera generazione, che oltre ad essere la più povera è anche la più sola”, ha poi proseguito la Pisani.