I dilemmi di Giorgia: cedere agli alleati per campare o essere credibile?

Mai si era visto, sulla presidenza del Senato, che una maggioranza si spaccasse in modo così traumatico. Addirittura con una sua componente che, come primo atto della legislatura, non partecipa al voto: non una scheda bianca, ma un Aventino sul Senato. E i franchi tiratori dell’opposizione – una ventina, un decimo del Senato – che la salvano regalando un imprevedibile successo: giorgia Meloni trova fra i banchi dell’opposizione i voti che Berlusconi gli ha negato. E adesso, mentre i forzisti sono annichiliti, il Cav toglie Ronzulli dalle trattative ma chiede Giustizia e Sviluppo economico.

E Giorgia? Cosa farà adesso? Sono due le questioni su cui la leader di Fratelli d’Italia non può commettere passi falsi: trovare stabilità nel centrodestra e accordo con il presidente della Repubblica sulla lista dei ministri.
La Meloni sta per diventare la prima donna presidente del Consiglio in uno dei momenti più drammatici della nostra storia e mai come oggi l’interesse nazionale passa dai buoni rapporti con la Commissione di Bruxelles, da cui dobbiamo incassare in tutto 191 miliardi, con la Banca centrale, che deve continuare a comprare i nostri titoli di Stato, con il Cancelliere Scholz, che non può boicottare per sempre il tetto al prezzo del gas, e con la Francia, che resta il nostro partner economico naturale.

La Meloni non è Draghi. Per essere credibile in Europa deve al più presto stabilizzarsi in Italia. Trovare con Mattarella l’accordo sulla lista dei ministri, collaborare con il premier uscente nella delicata fase di passaggio dei poteri, e soprattutto garantire la tenuta della propria maggioranza perché un accordo duraturo andrà trovato, e non potrà passare per l’umiliazione definitiva di Berlusconi, che resta pur sempre il fondatore del centrodestra, scrive oggi Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera. “Fratelli d’Italia, che da ieri ha Palazzo Madama e domani avrà Palazzo Chigi, dovrà alzare il livello – auspica l’editorialista – non accontentando i capricci degli alleati, ma formando una squadra solida, aperta agli esperti, competitiva in Europa, non minata in partenza dalle piccole beghe di casa nostra. Gli italiani, mai così in difficoltà, non capirebbero. E l’innamoramento diventerebbe presto disillusione”.