Fontana, chi era costui? Il Senato a La Russa, la Camera direttamente alla Russia

“Il Senato a La Russa, la Camera dei deputati direttamente alla Russia?” Su Twitter la buttano sul ridere e si lasciano andare a battute a dir poco esilaranti. Diciamo che se l’elezione di “Ignazio” a Palazzo Madama ha riservato qualche sorpresa specie a Berlusconi e a Forza Italia, siam sicuri che oggi ne vedremo delle belle anche a Montecitorio. Il nome scelto dal centrodestra per presiedere la camera “bassa” non è più Riccardo Molinari, che ha perso il posto per questioni giudiziarie, ma quello di Lorenzo Fontana, fedelissimo di Matteo Salvini.

Lorenzo Fontana è noto per le posizioni ultraconservatrici e per le battaglie contro aborto, i diritti Lgbt e il divorzio; una figura che non ha mai nascosto nemmeno la sua contrarietà alle sanzioni contro la Russia e la sua ammirazione per lo zar Putin. Classe 1980, è responsabile esteri della Lega dal 2016 ed è stato eurodeputato dal 2009 al 2018. Ministro per la disabilità e la famiglia del governo Conte I e poi agli Affari Europei al posto di Savona, si è rivelato decisivo per costruire l’alleanza tra il Carroccio e il partito di Marine Le Pen. La sua ossessione (tutt’altro che innocua oggi per l’Italia) però la Russia di Vladimir Putin. Nel 2014, come racconta oggi «La Stampa», Fontana volò in Crimea per il referendum di annessione come osservatore internazionale. E si schierò chiaramente: «Considerando che il sì al referendum sopraccitato ha raggiunto quota del 96,6 %, quali sono le ragioni sulla cui base l’Ue vi dimostra avversione politica?». Poi aggiunse: «Il popolo della Crimea sente di essere tornato alla casa madre, la Ue dovrebbe fare un passo indietro sulle sanzioni alla Russia».

Sul web si trovano ancora foto di Fontana con la maglietta anti-sanzioni, come pure il videomessaggio del 2016 dello stesso leghista al congresso dell’organizzazione neonazista greca Alba Dorata: «Porto volentieri il mio saluto agli amici di Alba Dorata per il loro congresso». E circolano anche i suoi elogi ad Orbán per la crescita del tasso di natalità in Ungheria. Una provocazione dunque quella di Salvini che lo vorrebbe a Montecitorio?

Filoputiniano? Beh, giudicate voi. «Mentre l’America si prepara a una nuova stagione di apertura alla Russia grazie al presidente Trump, l’Europa continua a fomentare la guerra contro Mosca. Bruxelles si conferma capace di vedere fantasmi dove non ci sono», le sue parole a giugno del 2016. Tra le sue uscite più famose? Ne citiamo giusto tre (riprese stamani da “La Stampa” e “Repubblica”): «Ho visto nel risveglio putiniano una luce anche per noi occidentali, che viviamo la grande crisi dei valori, immersi come siamo in una società dominata culturalmente dal relativismo etico», ha detto a proposito di Putin; «Vogliono dominarci e cancellare il nostro popolo», dichiarò riferendosi a gay e immigrati; «Bisognerebbe guardare un po’ il catechismo. C’è un passaggio da tener conto: “ama il prossimo tuo”, cioè quello in tua prossimità. Quindi, prima di tutto cerchiamo di far star bene le nostre comunità», affermò dando una sua interpretazione del Vangelo.