Una delle poche certezze in questa fase di confusione e riassetto dell’ordine mondiale è l’emergere con forza di un nuovo fenomeno psichiatrico, il putinismo, che andrebbe a buon diritto inserito nei manuali diagnostici.
Si tratta di un diffuso disagio cognitivo, che accomuna i resti del comunismo al cripto-fascismo. Da un lato troviamo i nostalgici dell’Unione Sovietica che pavlovianamente scodinzolano di fronte a ogni mossa di Mosca, senza badare troppo a chi siede al Cremlino. Dall’altra gli iposenzienti inconsapevoli che inneggiano sempre e comunque al tiranno di turno, salvo poi piagnucolare per una presunta dittatura se viene loro richiesta un po’ di prudenza nei comportamenti pubblici. Non manca poi l’antisemitismo a far da cigliegina sulla torta. Qui per fortuna troviamo solo pochi casi sfortunati: quegli individui, spesso di mezz’età, che credono alla balla del satrapo russo sulla denazificazione dell’Ucraina.
Sono casi disperati. Se provi a insistere, portando ad esempio il fatto che il presidente ucraino sia ebreo ti rispondono che anche Hitler ed Eva Braun lo erano. Sì perché per questi scalatori della curva Dunning-Kruger in realtà gli ebrei l’Olocausto se lo sono fatti da solo.
Purtroppo non esiste ancora una cura e si consiglia di isolarli il più possibile.