Guerra in Ucraina: l’inverno ormai è arrivato

Riprendiamo integralmente una condivisibile riflessione di Saro Freni pubblicata su Iliberali.org in merito all’invasione russa dell’Ucraina

Quello che sta avvenendo in Ucraina ci riporta alla realtà. In Italia si è parlato per tanto tempo – con incredibile leggerezza, faciloneria, superficialità e ignoranza – di invasioni (migratorie) e dittatura (sanitaria). E ora tutti – anche quelli che usano le parole a vanvera senza capirne il significato – possono vedere che cosa sono davvero le invasioni e che cos’è davvero una dittatura.

Oggi l’Europa è a Kiev. La civiltà è a Kiev. I valori dell’occidente – se l’occidente esiste ancora e se ha ancora dei valori da difendere che non siano i soli valori di borsa – sono a Kiev. Oggi Kiev è sola, com’era sola Praga nel ’68 e com’era sola Budapest nel ’56. Dall’altra parte i carri armati russi: come allora, come sempre. Cade sulla Russia – una volta ancora – il discredito e il disprezzo del mondo civile.

Oggi i valori della libertà sono rappresentati anche da quei russi che hanno dimostrato di voler vivere da cittadini e non da sudditi, da quelle donne e da quegli uomini che hanno manifestato per le vie del loro paese contro la guerra e che sono stati arrestati dalla sbirraglia del regime.

Non è più tempo – se mai lo è stato – di mezze frasi, ambiguità, doppiezze e sofismi. Non è nemmeno il tempo di stare, come spesso è avvenuto nella nostra storia nazionale, con il piede in due staffe. Bisogna dirla tutta: il regime putiniano in questi anni ha provato a destabilizzare l’Europa in tutti i modi, ha inquinato i pozzi praticando la disinformatja e ha assoldato in gran numero mestatori e lacchè. La propaganda russa ha i suoi megafoni in occidente – non importa se agit-prop a libro paga o semplici utili idioti – e di ciò vi è ampia documentazione. I revirement dell’ultimo momento non possono far dimenticare che il putinismo – questo miscuglio di culto della personalità, nostalgie sovietiche e oscurantismo reazionario – è stato nutrito, pasciuto, riverito, presentato da alcuni apprendisti stregoni – politici, giornalisti, intellettuali, analisti – come una pratica e accettabile soluzione ai problemi dell’oggi. Ebbene, i risultati del putinismo – che nessuna operazione simpatia può ormai occultare – sono sotto gli occhi di tutti: missili e tank sulle strade di uno stato indipendente.

L’immaturità politica di molti e la cupidigia di servilismo di moltissimi hanno fatto il resto. Non poche persone, in Italia e all’estero, si sono bevute le menzogne della propaganda di Mosca. Non è una novità. Ora che le maschere sono cadute, nessuno potrà dire: non avevo capito.

Tutti sapevano che Putin – trattato a lungo persino dai leader europei come un rispettabile statista, per cinica realpolitik o per mere ragioni affaristiche e commerciali – era un feroce dittatore a capo di uno stato canaglia. Tutti sapevano che si trattava di un gangster internazionale che guidava a forza di avvelenamenti e repressione un corrotto regime poliziesco gestito con criteri oligarchici e mafiosi. Tutti sapevano tutto, ma pochi hanno voluto unire i puntini. Garry Kasparov ci aveva avvertiti, scrivendo quello che pochi erano disposti ad ammettere sino in fondo. Il suo libro, di sette anni fa, si intitolava “L’inverno sta arrivando. Perché Vladimir Putin e i nemici del mondo libero devono essere fermati”. Putin non è stato fermato per tempo, l’inverno è arrivato, e noi non abbiamo più niente da metterci.