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Fisichella: “Sovranismo distorsione della sovranità, dirsi conservatori significa essere Europei”

“La sovranità è una cosa seria e fa bene l’Ucraina a rivendicarla con forza. Il sovranismo è invece la distorsione di un concetto alto, il cui retroterra è fondamentalmente la diffidenza rispetto all’Europa. Ma si può essere sostenitori della sovranità rimanendo in Europa. Che uscirà più forte dall’invasione russa”.

In una lunga intervista concessa a Claudio Bozza, Domenico Fisichella, 86 anni, conservatore nella primigenia accezione del termine, ministro dei Beni Culturali, quattro volte senatore, due cattedre da politologo alla Cesare Alfieri e alla Sapienza, compie un’attenta e lucida disamina sull’attuale situazione del centrodestra italiano, che definisce “in buona salute dal punto di vista dei voti, ma fragile strutturalmente perché spesso non riesce ad avere una vera vocazione di governo”.

Il professore, uomo d’altri tempi, 27 anni fa fu il deus ex machina della svolta di Fiuggi, che portò gli ex fascisti al governo con la nascita di Alleanza Nazionale guidata da Gianfranco Fini. “Non ci sentiamo più da molti anni. Non abbiamo litigato, almeno io. In Aula dissi che avrei votato contro la devoluzione”. E fu il crack: l’errore chiave, per Fisichella, fu infatti l’alleanza con la Lega che spinse An a votare invece a favore, rinnegando il proprio valore fondante: cioè l’unità nazionale.

“Quel passaggio ha destabilizzato tutto il quadro della destra”, spiega Fisichella. “Oggi FdI dice di essere un partito conservatore, europeista e a difesa della libertà. Tre valori importanti, il cui significato non può essere ridimensionato”. Ma se un partito che si chiama Fratelli d’Italia considera l’unità della nazione come fattore cardine della propria azione politica “come fa – si interroga – ad appoggiare l’Autonomia tanto cara alla Lega?”.

FdI, in più sondaggi, risulta il primo partito e, per il professore, è plausibile che Giorgia Meloni riesca a conquistare la leadership. “Ma questo non basterà, perché la coalizione oggi non appare particolarmente robusta”. Mentre Matteo Salvini è l’autore del crollo della Lega nei sondaggi. “Il problema di Salvini è complesso: tende a rappresentare gli interessi di alcune aree italiane, ma ha una classe politica piuttosto modesta. Inoltre è entrato in un Governo che ha una sua ratio, ed esprime un elettorato la cui vocazione per la mediazione è una necessità. Lui spara, poi deve spesso fare marcia indietro”.

Per Fisichella nel centrodestra c’è bisogno di una svolta, in una logica riformista, “perché il conservatore ama lo sviluppo, ma vuole che sia modulabile per rimediare ad eventuali errori. E questa deve essere soprattutto pro Europa”. Come a dire: la vera sfida per la destra è rimanere conservatrice senza essere anti Ue.

Davanti all’attuale panorama politico, infine, il nocciolo da risolvere per Fisichella è l’assenza di un sistema partitico vero. “Senza di questo ogni legge, qualunque formula si scelga, rientra in una logica partigiana e non sistemica. Bisogna riformare i partiti: ci sono leader che ancora non hanno la statura e grossi partiti che però sono friabili. Si può approvare il maggioritario o il proporzionale, ma subito dopo i partiti inizierebbero di nuovo a centrifugarsi”.