Erdogan dice “Si” alla Svezia nella Nato, ma a che prezzo?

Il 23 ottobre 2023, il presidente della Turchia, Erdogan, ha firmato il protocollo di adesione della Svezia alla NATO, che ora verrà sottoposto al voto del parlamento turco per l’approvazione definitiva, dopo una lunga ed estenuante trattativa. La Turchia fa parte della NATO, e gli Stati membri godono del diritto di veto e hanno la facoltà di porre condizioni per l’ingresso di un determinato membro. La svolta è avvenuta a luglio 2023 a Vilnius, in Lituania, con il vertice della NATO.

Per quale motivo la Turchia non voleva la Svezia nella NATO e che risvolti avrà questa decisione nel contesto geopolitico mondiale?

Erdogan ha diversi obiettivi: ha fatto richiesta per entrare nella Comunità Europea, ma i dubbi di molti partner occidentali hanno frenato la realizzazione di questo progetto. Una delle cause è che la Turchia ha ancora forti rapporti soprattutto con la Russia, dalla quale ancora prende, più o meno segretamente, le armi. Il presidente turco è altresì protagonista di atroci violenze nei confronti dei curdi, un’etnia in cerca di una terra tutta loro, che viaggia e vive in Iran, in Siria, in Iraq e in Turchia, rappresentando una minaccia al potere di Erdogan. Non è stato solo un caso, infatti, che mentre i russi spostavano il loro esercito fuori dalla Siria a causa della guerra con l’Ucraina, il presidente Erdogan abbia voluto approfittare per colpire i curdi siriani, sicuro che anche gli Stati Uniti avrebbero chiuso un occhio in considerazione di ciò che stava accadendo in territorio ucraino. Un altro importante obiettivo di Erdogan era ottenere dagli Stati Uniti la vendita degli aerei da caccia militari F-16, e su questo fronte ha ottenuto soddisfazione. In ultimo, la Turchia ha tutto l’interesse di mantenere ottimi rapporti con l’Iran, la Russia e con la potente Cina. Nessuno di questi Paesi vuole che si rafforzi l’alleanza Atlantica, però un dato di fatto è che gli Stati Uniti stanno riuscendo nel rafforzamento ed allargamento della NATO e dell’alleanza Atlantica. Presto si aggiungeranno probabilmente anche l’Ucraina, la Bosnia Erzegovina e la Georgia.

La strategia di Erdogan è cambiata non perché il presidente turco sia diventato improvvisamente filo-occidentale. In realtà, questa strategia gli consente di rafforzare le proprie difese militari e di continuare a tenere due piedi tra Oriente e Occidente. A dimostrazione di ciò ci sono le dichiarazioni rilasciate al giornale Al Arabiya in cui il presidente turco sostiene come “i militanti di Hamas sono dei “liberatori” che combattono per la loro terra e non dei terroristi”. Gli Stati Uniti, per forza di cose, hanno bisogno della Turchia per controllare la parte orientale del mondo, collegata con una parte dell’Occidente. La Turchia è entrata nella NATO nel 1952, vale a dire in un periodo storico in cui il Paese era molto più laico e malleabile.

Leggi anche: Il coraggio di Niloufar Hamedi, in prigione per aver raccontato le tragedie che avvengono in Iran

L’Europa non può fare altro che tessere la rete diplomatica nel ruolo ombra degli Stati Uniti; il timore è che fino a quando gli europei non saranno coinvolti direttamente in una guerra e non si sentiranno davvero al confine tra la vita e la morte, forse minacciati dalla Cina o chissà da chi, sarà difficile cambiare le cose. Manca una strategia unanime e soprattutto un Ministro degli Esteri europeo che sappia agire a nome di tutti i partner europei. La Turchia è un membro interno della NATO, questo lo hanno capito anche i muri, ma non potrà permettersi di fare pesanti torti agli occidentali, non converrebbe a Erdogan che, come tutti i dittatori, deve evitare congiure dentro casa sua e deve concedere l’assistenza a nessuno. Gli Stati Uniti devono concludere il processo di assorbimento verso l’Europa e la NATO, di quei Paesi ex sovietici e di tutte quelle nazioni intimorite dalla Cina e dai terroristi islamici. L’Europa deve accelerare la sua unificazione militare e di politica estera, indipendente dagli Stati Uniti, ma muovendosi di sponda e non come un’ombra della Casa Bianca. Gli equilibri tra Oriente ed Occidente sono appesi a un filo, il fondamentalismo islamico preme sull’acceleratore, ma la Cina è consapevole che può fare tutto tranne che spingere l’Occidente ad armarsi unito e alleato dei Paesi ex sovietici. La Cina deve guardare, mediare e inserirsi negli accordi commerciali proprio per mantenere il suo potere e scongiurare l’unificazione militare dell’Occidente. Gli occidentali devono pazientemente aprire le porte della NATO e della Comunità Europea ogni volta che il fondamentalismo islamico e filo russo alza la testa e difendere Israele a tutti i costi come roccaforte occidentale in Oriente. Biden sta facendo un lavoro eccellente perché dietro di lui c’è Washington. Invece, se vincesse Trump le elezioni in America, sarebbe solo al comando e andremmo allo sbaraglio. Per tale motivo, gli americani alle elezioni sceglieranno ancora il Partito Democratico americano, nonostante Biden sia troppo anziano, ma non sarà solo al comando della Nazione. Gli europei faranno vincere il PPE e i moderati, perché rappresentano una sicurezza maggiore in tempi di guerra.