Il Quartetto, che ha reso famoso il Patrick Swayze che si buttava in avventure spericolate tra rapine ed onde ciclopiche, è rappresentato in Italia da Conte, Salvini, Berlusconi e Meloni e ci ha portato dritti dritti alla crisi più pazzesca del mondo.
Il rapporto tra la politica e gli italiani, in crisi prolungata dagli anni ’90, si è rotto ieri definitivamente. Il 70% degli italiani non volevano votare anticipatamente e la maggior parte dei parlamentari ci ha portato al voto. Nella Prima Repubblica il Paese chiedeva un sacco di cose, troppe, alla politica, e la politica, in cerca di consenso, gliele dava, mettendo in crisi il patto diritti/doveri.
Nella terza Repubblica, sempre che la Seconda sia finita a Villa Grande Arzilli, invece la politica fa quasi sempre il contrario di quello che gli chiede la maggioranza degli italiani. Segue sempre logiche di minoranza, fidandosi del fatto che sempre meno gente va a votare, e quindi si rivolge ad una esigua fascia di ultras. Se allo Stadio o su Sky, ci andassero solo gli ultras il calcio sarebbe già finito.
Conte, l’avvocaticchio che non azzecca i garbugli, ha fatto come il comandante russo, guarda caso, di Caccia ad Ottobre Rosso che insegue Sean Connery, si è autosilurato.
Berlusconi, nella villa di Zeffirelli sembra che abbia sognato una notte di mezz’estate, ormai gestito dalla badante Ronzulli, che ha siglato un patto Forza Lega, ha abbandonato il ruolo di delegato del PPE in Italia, mollando il moderatismo per un avventurismo populista. Siamo certi, come avverte la Ghisleri, oceanografa che scandaglia con il sonar gli italiani, che il rassemblement Forza Lega possa far buoni risultati, controbilanciare la Meloni, e fare vincere il centrodestra? Io sarei più prudente.
Ronzulli e Salvini forse, ma non è detto, costruiranno un cartello a loro misura, ma potrebbero lasciare molti voti moderati e razionali sul campo dell’avventurismo populista.
I sondaggi sono una cosa ma i voti delle amministrative hanno premiato FdI ed i partiti centristi, certamente non hanno premiato Lega e Forza Italia. Lo scenario più probabile sarà molto simile a quello delle scorse elezioni. Nessuna maggioranza netta e quindi si ricomincerà con esperimenti alla dottor Stranamore con una guerra vera in corso. E con un Putin che con un comunicato del Cremlino dice che chi si mette contro di lui ha vita breve. Politicamente, forse.
Il rialzo dei tassi di interesse, lo spread in inevitabile aumento superiore alle quotazioni italiane della Moscovskaya, ci porterà un ulteriore impoverimento dei ceti medi, quelli che tentano, ormai senza riuscirci, di risparmiare. E se c’è una cosa che odiano gli italiani, più dei tedeschi quando si gioca a calcio, è perdere soldi. E l’avventurismo di questi giorni ce ne farà perdere un botto.
L’ultimo imputato della crisi è l’inadeguato e sereno senza motivo Enrico Letta, che oggi inneggia, lui che è soporifero, agli occhi della tigre. Doveva cambiare la linea dell’assurdo campo largo di promanazione Bettiniana e non l’ha fatto. Ora ha in mano un cerino enorme. Dovrà andare a Canossa da Renzi, Calenda e diversi altri, promettendo generosità di collegi e non il cannibalismo fino ad oggi praticato. Inoltre dovrà portare, impresa difficilissima, i 5stelle ad un patto di desistenza come ci fu con Bertinotti. Per questo Rassemblement il candidato naturale non potrà essere che Draghi, che probabilmente sarà contrapposto al suo nemico naturale, Giulio Tremonti. Onestamente una sfida all’insegna della vetustà, ma i giovani politici italiani si nasconderanno volentieri per non bruciarsi.
Venghino signori venghino alla fiera della stupida vanità.