Storia dell’avvocato del popolo, che con una mossa ha distrutto se stesso, il M5s e il campo largo

Il dilettantismo di Giuseppe Conte ha aperto voragini ovunque, scavando abissi incolmabili in ogni campo e in ogni fronte – interno ed esterno – della politica dei cinque stelle. Non solo il governo sostanzialmente sfiduciato, ma anche l’alleanza con il PD compromessa definitivamente e, dentro il Movimento, la guerra di tutti contro tutti. Insomma, con una sola avventata mossa, l’avvocato del popolo ha distrutto tutto e adesso, ci sono solo macerie. Il bombardamento che ha scientemente portato avanti per assecondare gli umori barricaderi di alcuni dei suoi dirigenti non ha fatto prigionieri e sta per consegnare il paese alla peggiore destra possibile. Una responsabilità non da poco per il punto di riferimento dei progressisti.

Non staremo a ripetere che il paese vive un momento difficilissimo di emergenza sociale economica, energetica e ambientale, né staremo a ripetere per l’ennesima volta che questo non era il momento per aprire una crisi, peraltro a pochi mesi dalla fine naturale della legislatura. Non diremo nemmeno che si tratta di un gesto irresponsabile e privo di ogni senso e di ogni logica. L’abbiamo già scritto tante volte e le ripetizioni sarebbero inutili.

Però, sia consentito esaminare il più possibile nel dettaglio quale vaso di Pandora ha scatenato quella decisione scellerata dell’avvocato del popolo, incapace di ogni mediazione e privo di ogni statura da leader. Il movimento è spaccato, le riunioni di ieri in Senato danno il quadro di un partito completamente balcanizzato e in mano a Paola Taverna – quella de “Lo sfonnamo” (riferendosi a Draghi) – che ieri brindava con uno spritz la fine del governo senza curarsi minimamente che ciò rappresenta anche la morte dei cinque stelle. Adesso spunta l’ipotesi Di Battista per guidare il Movimento in vista delle prossime elezioni. Di male in peggio. Se Conte è il nulla politico, Di Battista è ancora peggio. E’ la minestra riscaldata, quello che sogna di infiammare le folle come nel 2018, senza accorgersi che quella roba là è già morta e sepolta. Ballano sul Titanic che affonda questi dilettanti allo sbaraglio; e sarebbe pure divertente vederli ballare, se il Titanic non fosse il paese e i passeggeri non fossero gli italiani. Il giudizio della storia li travolgerà e li consegnerà ai posteri come degli irresponsabili. Ma intanto, come se non bastasse tutto il danno fatto, la decisione di portare fino in fondo la rottura ha decretato anche la fine di quel “campo largo” con il quale Enrico Letta sperava di contrastare l’avanzata micidiale della destra a trazione meloniana. Ormai la frattura è non recuperabile. Il PD non può più convergere con il Movimento e si vede costretto a correre da solo verso le imminenti elezioni, andando verosimilmente allo sfascio.

Macerie su macerie! Un capolavoro di masochismo politico che in una mossa ha messo sotto scacco il governo, l’alleanza con il PD e il Movimento medesimo. Se la scellerataggine politica fosse un reato, Giuseppe Conte meriterebbe il massimo della pena. A niente sono valsi gli ultimi appelli del segretario del Partito Democratico, di Goffredo Bettini, di Andrea Orlando. Conte ha proseguito per la sua strada avendo pure il coraggio, davanti ai giornalisti, di lamentarsi per i (presunti) metaforici schiaffi presi dal premier. Continua l’inversione della realtà nell’era della post-verità.

E nel frattempo, chi se la ride di sano gusto è Giorgia Meloni che non ha dovuto fare letteralmente nulla minimizzando lo sforzo e massimizzando il risultato. Ha sfregato la lampada magica e il genio le ha concesso i suoi maggiori desideri, non ricevere colpi bassi dagli alleati e andare al voto il prima possibile. Game, set match! Ha ottenuto tutto grazie al genio Giuseppi. Rimane l’amarezza per una crisi aperta per un moto di stizza e senza alcuna capacità di prevederne gli esiti né tantomeno di controllarli. Una crisi la buio per un disagio post adolescenziale su cui si è avventata famelica la destra sovranista.

Almeno, se fossero coerenti, i pentastellati dovrebbero autoespellersi in massa, perché come già facevamo notare da queste colonne qualche giorno fa, lo statuto del Movimento vieta la mancata fiducia a un governo di cui i cinque stelle fanno parte. De Falco e Paragone (per citare i nomi più noti) sono stati espulsi proprio per questo. E allora l’illustre leguleio pugliese dovrebbe applicare la normativa interna in modo rigoroso (Onestà! Onestà!) e chiudere definitivamente una stagione pessima per il paese quella dei populisti, destinata ad essere sostituita da un’altra ancor peggiore: quella degli estremisti.

Bravo Conte! Complimenti e bel capolavoro! Menomale che lei era il punto di riferimento dei progressisti… figuriamoci se fosse stato quello dell’estrema destra!