Dopo 38 giorni di silenzio Berlusconi condanna la guerra (ma non cita Putin)

E finalmente, dopo essersi ripreso dai festeggiamenti per il “non matrimonio” e dagli evidenti bagordi del post (giusto per far capire quali sono le sue priorità), il Cavalier Silvio Berlusconi finalmente si accorge che la guerra dell’amico Putin è brutta, cattiva e, cosa non da poco, disastrosa per la nostra economia.
Alla buonora, si potrebbe dire! Con un sguardo – finalmente – sul mondo reale, dalla privilegiata tana del Bianconiglio di Arcore, il leader di Forza Italia fa sentire la sua voce riguardo al conflitto in Ucraina dichiarando che quella russa è un’aggressione militare davvero inaccettabile e ribadendo la propria fedeltà al Governo Draghi che deve durare fino alla fine della legislatura per proseguire l’ottimo lavoro sin qui svolto e per fronteggiare le difficoltà economiche derivanti proprio da quella ingiusta aggressione.

Insomma, dopo 38 giorni di guerra, alla fine c’è arrivato anche Silvio a condannare quanto accaduto, seppur, come notano i maliziosi, senza mai citare per nome Putin; in ciò adottando un atteggiamento del tutto simile all’altro putiniano di ferro e rapidamente riconvertito in pacifista a targhe alterne, Matteo Salvini. D’altra parte che il rapporto del centrodestra italiano con Putin siano quantomeno ambiguo, è ormai noto e fonte di imbarazzo per tutti. Ma mentre Salvini a suon di figuracce numerose e clamorose, e Meloni a suon di dichiarazioni roboanti (dimenticando di quando esaltava Putin come difensore dei valori cristiani d’Occidente) qualcosa hanno farfugliato, il grande assente era proprio lui: il pluridecennale regista dell’avvicinamento, evidentemente fallito, della Russia all’Occidente; l’amico intimo di Putin, del quale – fra una gita in dacia (non la macchina!) e un bagno in Sardegna – in numerose interviste, aveva garantito personalmente la natura inesorabilmente democratica (sic!).

Che fosse imbarazzo per il pluridecennale rapporto con il tiranno con tanto di accordi sul gas (che al momento ci rendono dipendenti dalla Russia), che fosse la sofferenza per la deriva autoritaria dell’(ex?) amico, o che sperasse di ritagliarsi uno spazio di mediazione personale con il leader russo, il silenzio di Berlusconi non era passato inosservato, se non altro perché è una modalità piuttosto inusuale pe il leader di Forza Italia. Il basso profilo tenuto a livello mediatico, seppur bilanciato dal coerente comportamento parlamentare, aveva effettivamente stranito opinione pubblica e media.

E, invece, ieri Berlusconi redivivo, preso atto, pur con evidente ritardo, che il mondo non è più quello di Pratica di Mare e che non basta più una politica internazionale fatta di barzellette, cene galanti e pacche sulla spalla, ha dovuto far di necessità virtù e finalmente ha condannato la vile aggressione russa non solo in quanto illegittima, ma anche perché drammatica sul piano dell’economia nazionale e internazionale.

E dire che i contatti in fase prebellica c’erano stati, avendo Berlusconi, nel corso di una telefonata, tentato di far ragionare Vladimir Putin. Purtroppo invano. Ancor peggio è andata al leader di Forza Italia qualche giorno fa quando aveva ritentato un contatto, andato vano in quanto lo zar nemmeno ha risposto al telefono. Segno evidente dell’abisso ormai incolmabile che esiste fra i due e che giocoforza ha obbligato anche l’ultimo degli amici a uscire dal torpore .