Il governo italiano si è nuovamente dimostrato titubante nell’affrontare la spinosa questione delle concessioni balneari. L’approvazione del decreto per avviare la mappatura delle concessioni di beni pubblici, comprese le spiagge, è solo un primo passo che sembra indirizzato verso l’ennesimo rinvio e potrebbe risultare in un’ulteriore perdita di tempo.
Il provvedimento in questione, denominato Siconbep, prevede la creazione di una piattaforma attraverso cui le amministrazioni dovranno comunicare informazioni riguardanti i beni oggetto delle concessioni. L’obiettivo dichiarato è quello di “promuovere la massima pubblicità e trasparenza”. Tuttavia, ciò sembra essere più un palliativo che un passo concreto verso la messa a gara delle licenze, richiesta sia da Bruxelles che da sentenze della Corte di giustizia europea.
L’Italia ha ricevuto più volte richiami dall’Unione Europea riguardo al sistema di assegnazione delle concessioni balneari, poiché esso sembra essere lontano dagli standard di concorrenza richiesti. Tuttavia, il governo ha dimostrato di essere in qualche modo riluttante a scontentare i balneari, il cui dialogo verrà ripreso in un incontro coordinato da Palazzo Chigi il 20 luglio.
L’incontro precedente a inizio luglio ha visto il governo adottare la proposta degli imprenditori balneari, la quale suggerisce di assegnare in concessione nuove aree di lido anziché riassegnare quelle già occupate. Secondo i dati del ministero delle Infrastrutture, sul territorio italiano ci sarebbero centinaia di milioni di metri quadrati disponibili per nuove concessioni, poiché solo 80 milioni dei 460 milioni censiti dal Demanio risultano essere occupati da stabilimenti e altre attività.
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Tuttavia, anche questa soluzione sembra incoerente con le regole europee riguardanti la concorrenza. Mettere a gara nuove concessioni senza affrontare il problema delle licenze già occupate non rappresenta una soluzione adeguata e compatibile con le direttive europee.
In questo contesto, la mappatura delle concessioni balneari sembra essere soltanto un modo per tirare avanti il problema, senza affrontarlo con decisione. Nel frattempo, un’altra stagione balneare è trascorsa senza alcun progresso in termini di concorrenza e assegnazione corretta delle licenze.
L’atteggiamento del governo sembra quindi essere ambiguo e indugiante, rallentando il necessario adeguamento alle regole europee e mantenendo una situazione di incertezza e inefficienza nel settore balneare. La mancanza di concorrenza nelle concessioni potrebbe inoltre penalizzare i consumatori, limitando l’offerta e favorendo una posizione di privilegio per alcuni operatori.
Se l’Italia vuole dimostrarsi all’altezza degli standard europei e garantire una reale concorrenza nel settore balneare, è necessario che il governo adotti misure concrete e coerenti, evitando ulteriori rinvii e dimostrando una vera volontà di rispettare le regole dell’Unione Europea. Solo così si potrà porre fine a una lunga stagione di incertezza e assicurare un futuro più competitivo e trasparente per il settore delle concessioni balneari nel nostro paese.