Con l’Ucraina, l’Europa e la Nato: Brunetta tira dritto anche se Fi è balcanizzata

Renato Brunetta, ministro per la Pubblica Amministrazione – tenta di gettare acqua sul fuoco divampato dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi dal palco dell’ “Italia del Futuro” di Napoli alla convention di Forza Italia.

Il leader azzurro, infatti, aveva espresso forti perplessità sull’invio di armi a Kiev e aveva dichiarato che L’Europa deve convincere l’Ucraina ad accettare le richieste di Putin per riportare la pace. Da lì il vespaio dentro e fuori il partito. A partire da Maria Stella Gelmini (sempre più inquieta dopo la scalata interna al partito della Ronzulli), la quale ha parlato espressamente di “ambiguità” inaccettabili sulla guerra all’interno di Forza Italia. L’ala governista di Forza Italia, infatti, è fermamente schierata a favore dell’Ucraina e lo stesso Silvio Berlusconi il 9 aprile era stato netto e chiaro nel condannare l’invasione russa a un paese sovrano.

L’impressione è che, a dispetto delle parole di Brunetta e delle smentite successive provenienti da Forza Italia circa quanto detto dal Presidente, la spaccatura vi sia eccome. E questo non è affatto un bene, vista l’importanza che ha Forza Italia nella maggioranza di governo. Un partito balcanizzato non è nell’interesse di nessuno, proprio perché il drammatico momento storico che stiamo vivendo impone unità e scelte nette, precise e chiare, in linea con i valori occidentali di libertà e democrazia. Se è vero, come ha dichiarato Berlusconi che l’europeismo e l’atlantismo rappresentano la stella polare del centrodestra e soprattutto di Forza Italia, è il momento di dimostrarlo coi fatti, senza prestare il fianco ad ambiguità e strumentalizzazioni, e uscendo definitivamente da ogni ammiccamento con Vladimir Putin.

Se da Lega e Fratelli d’Italia possiamo aspettarci queste sparate prive di senso (Salvini ne ha fatte una giusto giusto ieri sull’Europa), quando tali uscite arrivano da un leader navigato come Berlusconi la cosa si fa preoccupante.
La pace senza libertà e giustizia è una parola vuota, un feticcio fine a se stesso, privo di qualsiasi contenuto. Non è una questione di tifo, ma una questione di scelta di campo valoriale sulla quale non si possono tollerare ambiguità, né tatticismi.
Inseguire la Lega sul terreno del partito “di lotta e di governo” non è una buona idea e Brunetta lo sa bene, visto che l’esecutivo Draghi sta lavorando molto e bene, sia in ambito di politica interna che in campo di politica estera. Il riformismo interno di questo governo – complice anche la necessità di ricevere i fondi del PNRR – è marcatamente accelerato e in politica estera, l’Italia, dopo tanto tempo, sta giocando finalmente un ruolo da protagonista, nei rapporti internazionali. Aprire un fronte su questo campo, significa indebolire il Governo e non è proprio il caso, oggi a meno di un anno dalle elezioni politiche.

Bene quindi fa Brunetta a stemperare gli animi ponendo l’accento sulle smentite alle insane parole di Berlusconi, che, infatti, ha dovuto rettificare la sua posizione sulla guerra, seppur glissando sull’invio delle armi. E bene fa Brunetta a richiedere parole chiare e decise anche per non confondere e disorientare un elettorato che piano piano sta iniziando a ridare fiducia al partito.

In prospettiva, tuttavia, la presa di posizione di Berlusconi che risente forse ancora di un putinismo di ritorno, desta qualche preoccupazione, visto che le sue parole sono palesemente contrarie a quanto più volte ribadito dall’Unione Europea e dallo stesso Partito Popolare Europeo. Quindi attenzione alle parole e ai fatti! Bisogna stare molto attenti, perché anche in Forza Italia pesa l’asse filosovranista, peraltro assecondato dal duo Tajani-Ronzulli, e sullo sfondo rimane ancora l’ipotesi di una lista unica con la Lega in vista delle politiche del 2023.
Voci autorevoli all’interno del partito di Berlusconi sono fermamente contrarie a tale ipotesi perché sono ben consapevoli che ciò vorrebbe dire appiattirsi sulle linee sovraniste e antieuropeiste di Salvini e quindi la morte di Forza Italia. Quel che è certo è che in questa fase delicata, il partito è chiamato a una prova di maturità e di responsabilità, ma non nel senso auspicato da Tajani che ha utilizzato queste parole per stigmatizzare Maria Stella Gelmini, ma in senso tutt’opposto.

Urge la determinazione di chi non scende a patti con il nemico, di chi non si svende pur di difendere quella libertà che dovrebbe essere vitale per ogni forza che ambisca a definirsi liberale, a meno che Forza Italia, in una sorta di improvvida cupio dissolvi non voglia finire integralmente fagocitata nelle fauci verdi dell’inutile lepenismo salviniano.