Il settore dei taxi in Italia è da tempo oggetto di dibattito e tensioni tra comuni, governi e lobbies dei tassisti. Per decenni, le licenze dei taxi sono state oggetto di limitazioni e restrizioni, alimentate dalla pressione delle associazioni dei tassisti. Tuttavia, negli ultimi tempi, sembra essersi verificata una inversione di tendenza, con il governo che ora cerca di aumentare il numero di licenze mentre i comuni esprimono dubbi sulla efficacia delle misure proposte.
L’emergenza nel settore dei taxi è ormai evidente da mesi e ha costretto il governo a intervenire. Il decreto Asset, promosso dal ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, è stato pensato come un tentativo di risolvere il problema. La misura principale del decreto permette ai comuni di aumentare le licenze dei taxi del 20% attraverso una procedura semplificata. Questo dovrebbe risolvere in modo strutturale la carenza di offerta di taxi in molte città italiane. Tuttavia, il problema principale di questa misura è che il 100% dei fondi generati da questo aumento di licenze andrà direttamente ai tassisti, senza alcun incentivo per i comuni. In passato, l’80% del ricavato delle nuove concessioni taxi veniva destinato ai titolari delle vecchie licenze come compensazione e solo il 20% andava ai comuni. Questo cambiamento disincentiva i comuni a bandire nuove licenze, considerando le pressioni contrarie da parte dei tassisti.
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Un’altra misura del decreto Asset riguarda la “doppia guida,” ma storico è il fatto che questa pratica non abbia mai realmente funzionato né abbia migliorato significativamente il problema della disponibilità dei taxi. Inoltre, il decreto prevede la possibilità di rilasciare licenze aggiuntive stagionali in vista di grandi eventi come le Olimpiadi o il Giubileo, ma la durata massima di due anni non è sufficiente per incentivare gli investimenti nel settore taxi.
Il settore dei taxi in Italia necessitava di una riforma profonda e strutturale, ma il decreto Asset offrire solo soluzioni superficiali e temporanee. L’assenza di incentivi significativi per i comuni e l’inefficacia delle misure proposte rendono questa riforma poco più di una cura omeopatica. Il dibattito tra comuni e governo, sotto la pressione delle lobby dei tassisti, continua ad essere una questione irrisolta, mentre i cittadini continuano a soffrire a causa della carenza di taxi nelle città italiane.