Caos immigrazione: le inutili norme repressive di un governo in panne

L’Italia si trova ad affrontare una profonda trasformazione delle sue politiche migratorie sotto il governo di Giorgia Meloni. Mentre il governo continua a implementare leggi e decreti che mirano a frenare gli arrivi e a promuovere i rimpatri, cresce la preoccupazione tra gli attivisti, giuristi, legali ed esperti che lavorano nel settore dell’immigrazione. C’è un chiaro divario tra la macchina propagandistica del governo e gli effetti dannosi delle politiche migratorie sovraniste.

Uno dei provvedimenti più controversi è il cosiddetto decreto Cutro, ufficialmente noto come decreto 20/2023. Questo decreto ha notevolmente limitato la protezione speciale per le persone straniere integrate o con legami familiari, ed ha ampliato la categoria di migranti che possono essere trattenuti ed espulsi attraverso procedure accelerate nelle zone di frontiera, in particolare se provengono da “Paesi sicuri”, con possibilità di trattenimento fino a ventotto giorni. Tuttavia, questa normativa ha causato scontri con i magistrati che l’hanno disapplicata in diverse città, in quanto considerata in contrasto con le norme europee e costituzionali.

Una delle conseguenze più gravi del decreto Cutro è l’impedimento ai richiedenti asilo di accedere al circuito di accoglienza Sai, che prevede un percorso di tutela e integrazione. Questo comporta che la maggior parte dei richiedenti asilo finiscono nei Centri di accoglienza, dove il governo ha anche deciso di limitare i servizi complementari, eliminando l’assistenza psicologica, l’insegnamento della lingua italiana e l’orientamento legale. Ciò crea un contesto in cui i migranti diventano una questione di ordine pubblico, piuttosto che una sfida sociale da affrontare con empatia e comprensione.

Inoltre, il governo sta cercando di introdurre una grave discriminazione nei confronti dei migranti che hanno fra sedici e diciotto anni, considerandoli non più minorenni e trattenendoli nei centri di accoglienza per adulti per verificare la loro età. Questa politica sembra presuppore una colpevolezza fino a prova contraria.

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La situazione dei minori stranieri non accompagnati è critica, poiché non ci sono abbastanza posti in comunità adeguate o nel circuito Sai per accoglierli. Molti di loro finiscono per strada, esposti a gravi rischi. Questo è il risultato della disarticolazione del sistema di accoglienza e della mancanza di risorse a disposizione.

Un’altra decisione controversa è stata l’introduzione di una cauzione di 4.978 euro per i richiedenti asilo sottoposti a procedure accelerate. Questo crea un ulteriore ostacolo per coloro che cercano asilo in Italia, ponendo un onere finanziario su individui che spesso fuggono da situazioni di estrema vulnerabilità.

Vi è stata poi l’istituzione di nuovi Centri di permanenza e rimpatrio (Cpr) e l’assegnazione di questi al ministero della Difesa. Questo trasforma la gestione dei migranti da una questione politica a una questione militare, sollevando preoccupazioni sulla militarizzazione delle politiche migratorie.

Nonostante il governo Meloni cerchi di spostare l’attenzione dalle politiche di accoglienza a quelle di rimpatri forzati, i risultati sono stati finora modesti. Il numero di rimpatri forzati in Italia nel 2023 è notevolmente inferiore rispetto all’anno precedente, suggerendo che l’offensiva legislativa ha avuto effetti limitati.