C’era una volta la Lega. Sì quella che voleva liberare il Nord dal giogo romano e che ispirò, involontariamente si capisce, qualche sedicente secessionista veneto un po’ alticcio a progettare un’attacco a Piazza San Marco, con tanto di carro armato, per riprendersi Venezia. C’era una volta il partito dell’autodeterminazione, dell’autonomia e dei maschissimi blocchi navali per “fermare l’invasione” disarmata dei poveri disperati, i reietti del mondo industrializzato, provenienti dall’Africa.
C’era una volta Matteo Salvini, immortalato più volte imbracciando armi d’ogni genere, che invocava felpato (letteralmente) il ritorno alla leva militare obbligatoria per raddrizzare le nuove generazioni di indolenti pseudo-pacifisti. C’era una volta la Lega dei teaser, della legittima difesa, del militarismo celtico un po’ cafone. C’era una volta la Lega del popolo che si batteva per il ritorno alla Tradizione. Insomma, c’era una volta la Lega…
Usiamo il passato perché quella Lega si è sciolta come neve al sole al primo sguardo truce di Putin. Oggi la Lega a petto nudo e corna vichinghe che inneggia alla rivolta non esiste più. Non ci manca, siamo chiari. Al suo posto c’è però il partitello un po’ patetico amico degli oligarchi russi e della pace ad ogni costo che si appella ogni piè sospinto al Santo Padre che fino a ieri era il traditore della cristianità.
La Lega, quella che un tempo era pronta alla trincea per difendere il presepe fino all’ultimo asinello, chiede oggi a Kiev di rinunciare al Donbas in nome della pace. Caro Salvini, se Putin decidesse di invadere l’Italia – visto che a dire del suo ministro degli esteri siamo peggio degli ucraini – a quale regione della Padania saresti disposto a rinunciare in nome della convivenza pacifica col tuo idolatrato dittatore?