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In piazza a Verona le bandiere delle autoproclamate Repubbliche del Donbass

Dopo che a Verona è stato aperto un Centro di Rappresentanza dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk DNR, il Governo di Kiev ha inviato una nota di protesta al Ministero degli Esteri di Roma. A rivelarlo l’agenzia Sputnik. Soltanto lo scorso sabato il ministero degli Esteri della DPR aveva annunciato l’apertura a Verona dell’ufficio, la seconda missione in Italia e la sesta nell’Ue. Scelto come presidente del nuovo ufficio Palmarino Zoccatelli.

“In risposta, l’ambasciata e il Ministero degli Esteri ucraino stanno adottando misure politiche e diplomatiche. Abbiamo inviato una nota verbale al Ministero degli Esteri italiano, nonché richieste alla prefettura e alla questura di Verona, esprimendo la protesta contro le provocazioni anti-ucraine volte a minare la posizione comune europea a sostegno dell’integrità territoriale dello Stato ucraino e cercando di accertare lo status giuridico di questo ‘ufficio di rappresentanza’”, ha scritto l’ambasciata sui social. Comprensibile che tale apertura abbia avuto conseguenze sul fronte diplomatico: la Repubblica Popolare di Donetsk è infatti una delle auto-proclamate repubbliche (l’altra è quella di Lugansk) che sono state riconosciute dalla Russia di Vladimir Putin, ma che ufficialmente fanno parte dell’Ucraina. Proprio per questi due territori è scoppiato il conflitto. Quantomeno è quella del Donbass una delle principali ragioni palesi.

Dall’ufficio territoriale della Repubblica Popolare di Donetsk, capite bene, la narrazione è diversa da quella che arriva dall’Ucraina. Lo si intuisce leggendo le dichiarazioni di Zoccatelli, che pendono verso la Russia: «La guerra fu scatenata contro le popolazioni russofone del sud-est Ucraina dall’esercito di Kiev, non dai russi, dopo il colpo di stato di Piazza Maidan del febbraio 2014. Tale aggressione ha causato oltre 16mila vittime e diverse centinaia di migliaia di profughi. Perché allora nessuno si è preoccupato dei profughi?». Ma non si è trattato di un colpo di stato, ma del primo passo dell’Ucraina di una rivoluzione culminata con la deposizione del leader filorusso Viktor Janukovyc. Parlando poi del riconoscimento russo delle repubbliche di Donetsk e Lugansk il responsabile veronese usa il termine «liberazione». Le parole hanno un peso.

E si può dire che il pensiero di Zoccatelli non sia troppo distante da quello del leghista Vito Comencini, che come ricorderete rifiutò di presenziare all’audizione del presidente ucraino Zelensky in Parlamento. Quel Comencini che in merito alle bandiere dell’autoproclamate Repubbliche del Donbass esposte in piazza a Verona ha detto: “È surreale che alcuni politici si arroghino il diritto di scagliarsi contro chi fa volontariato e dimostra la propria solidarietà con gesti concreti, in aiuto di chi soffre. A queste persone andrebbe invece un plauso”.

Riccardo Magi di +Europa ha chiesto infatti spiegazioni al Ministero: “Il gazebo è stato installato dall’associazione Dex a sostegno di un’iniziativa dell’associazione AASIB (Aiutateci a Salvare i Bambini ODV) allo scopo di ‘tutelare’ i bambini russofoni del Donbass” si legge nell’interrogazione parlamentare. “Interpellato, il Comune ha affermato che l’autorizzazione a installare gazebo procede in automatico, quando chi ha richiesto l’autorizzazione paga la somma richiesta per occupare suolo pubblico; non è la prima volta che l’attuale amministrazione pecca di mancata sorveglianza, in quanto già sabato 9 aprile, durante la manifestazione No vax, una giovane russa, nota sostenitrice delle deliranti tesi panrusse, ha tenuto un vero e proprio comizio dalla scalinata di Palazzo Barbieri a favore di Putin e della sua guerra”. Le bandiere delle due repubbliche non sono due simboli neutri: metterli in mostra così lascia intendere una certa vicinanza a posizioni filorusse.