Negli annali della storia politica americana, poche volte si è assistito a eventi tanto significativi quanto il recente voto di sfiducia mosso dal deputato trumpiano Matt Gaetz contro lo speaker repubblicano Kevin McCarthy, accusandolo di essere succube del Partito Democratico. Ma questa inusuale liturgia parlamentare è solo la punta dell’iceberg di una situazione politica che si sta rivelando sempre più instabile e inquietante per la democrazia americana.
Un evento dunque senza precedenti nella storia americana che ha messo in luce le crepe nel Partito Repubblicano e l’ingovernabilità che sta caratterizzando il suo attuale stato. La rimozione di Kevin McCarthy dalla carica di Speaker della Camera rappresenta una chiara dimostrazione del caos e delle divisioni all’interno del Partito Conservatore Americano.
Ciò che rende unico questo episodio è che dimostra quanto sia difficile governare un partito che si sta sempre più allontanando dalla coerenza e dalla razionalità politica. McCarthy aveva lottato duramente per ottenere la presidenza del gruppo di maggioranza alla Camera, ma alla fine ha scelto di non ricandidarsi, riconoscendo che è impossibile gestire un gruppo diviso in cui il quattro per cento dei deputati può decidere chi sarà il prossimo speaker. È un segnale preoccupante per il futuro della politica americana.
Leggi anche: Tunisi sbeffeggia l’Europa: è il fallimento del memorandum meloniano
Ma la responsabilità di questo disastro politico non può essere scaricata solo sui deputati trumpiani. Anche McCarthy ha le sue colpe. Ha cercato di assecondare alcune delle richieste dei trumpiani pensando che questo avrebbe garantito la stabilità e il funzionamento della legislatura. Tuttavia, come dimostra questo evento, gli estremisti come i trumpiani sono insaziabili e non si fermano mai. L’incapacità di McCarthy e di altri repubblicani di prendere una posizione chiara contro Trump e il suo estremismo ha portato il partito sull’orlo dell’abisso.
E infatti l’agenda trumpiana non ha portato i risultati sperati alle elezioni di metà mandato del 2022. La selezione estremista dei candidati operata da Trump è stata sanzionata nelle urne, un segnale che avrebbe dovuto indurre il Partito Repubblicano a prendere le distanze da Trump. Ma invece, il partito ha continuato a permettere a Trump di dettare le regole e di prendere in ostaggio il funzionamento stesso del Congresso.
Ora, i deputati repubblicani hanno una settimana per presentare i candidati per il posto di Speaker e trovare un accordo su un nome. Ma il blocco del sistema ha già comportato costi significativi per gli americani, rischiando di mettere a rischio il funzionamento stesso del governo e di minare la fiducia nella politica.
In questa situazione critica, i cittadini americani si trovano di fronte a una domanda fondamentale: quale sarà il futuro del Partito Repubblicano e cosa significa per la democrazia americana? È essenziale che il partito cambi paradigma, che rifletta sul suo percorso e sull’importanza di una politica basata sulla coerenza, smettendola di rincorrere, in nome dell’influenza trumpiana, le figure più estremiste.
La legge di bilancio che ha evitato lo shutdown durante il weekend e ha suscitato critiche nei confronti di McCarthy perché era il risultato di un compromesso costruttivo con i membri del Partito Democratico avrà validità solamente per 45 giorni. A metà novembre, in assenza di un accordo, si verificherà la sospensione delle attività governative. Per fortuna, all’interno di questa legge, sono stati già esclusi i sei miliardi di dollari destinati all’Ucraina come aiuto. Questo almeno impedirà ai membri del Partito Repubblicano di usare come scusa per il loro fallimento i fondi necessari per la difesa della democrazia dall’aggressione russa.