Berlusconi fa il grillino e spinge FI nelle braccia della Lega: “Basta armi, Putin non si fermerà”

Un po’ grillino alla Conte, un po’ giovane comunista padano alla Salvini, Berlusconi alla fine a smarcarsi dall’amico sanguinario invasore Vladimir Putin, compagno di tante ospitate su sofà girevoli, non ce l’ha fatta.

“Siamo in guerra anche noi, perché gli mandiamo le armi: mi dicono che manderemo anche i cannoni e le armi pesanti, lasciamo perdere – ha detto Silvio, colpevolmente silente neo primi giorni dell’invasione dell’Ucraina e poi riemerso con una flebile condanna all’amico del Cremlino -. Non abbiamo signori leader nel mondo, non li abbiamo in Europa. Un leader mondiale che doveva avvicinare Putin al tavolo gli ha dato del criminale di guerra”. È chiaro il riferimento a Joe Biden, che viene considerato dal leader di Forza Italia colpevole di lesa maestà verso il suo caro autarca di Mosca.

“Gli ha detto che doveva andare via dal governo russo e finire in galera – incalza Berlusconi -. Il segretario della Nato, Stoltenberg, danese di 63 anni, ha detto che mai più l’Ucraina sarà sotto la Russia e così sarà anche delle due repubbliche del Donbass a cui mai l’indipendenza, mai, sarebbe riconosciuta. Capite che con queste premesse il signor Putin è ben lontano dal sedersi a un tavolo”.

Silvio, che Vladimir lo conosce bene, afferma che per ripicca ora il suo sodale russo non farà la pace per ripicca. “Bisogna pensare a qualcosa di eccezionale perché Putin smetta – continua ancora —. Temo che questa guerra continuerà. Significa che avremo dei forti ritorni delle sanzioni alla Russia sulla nostra economia, già si è fermato lo sviluppo, avremo una diminuzione del nostro Pil. Ci saranno danni ancora più gravi in Africa perché nei porti dell’Ucraina sono ferme tonnellate di grano e mais, in Africa non hanno più la possibilità di fare il pane, è possibile che ci siano ondate di profughi, è un pericolo grande derivante dalla guerra in Ucraina”.

Insomma, tutto fuorché riconoscere le responsabilità di Putin. La salvinizzazione di Berlusconi, e di conseguenza di Forza Italia – dove anche la nomina di Licia Ronzulli a coordinatrice della Lombardia è un segnale in tal senso – è ormai completa. Più estremista e meno moderato, dunque, il leader azzurro conduce il partito verso le posizioni della Lega (e quindi di Putin) e sempre meno verso quelle di Mario Draghi, il cui governo è sostenuto però anche da FI.