Al diavolo il finto pacifismo: la Resistenza dell’Ucraina alla guerra di Putin è giusta

“Vittoria”. Finalmente qualcuno che chiama le cose con il proprio nome, senza girarci intorno e senza retorica. “Vogliamo che l’Ucraina vinca questa guerra”. Sì, perché quella che si sta combattendo alle porte dell’Europa è una guerra. E in una guerra c’è chi vince e chi perde. E noi, l’Europa, vogliamo che a vincere sia il Paese invaso da Putin.

A dirlo chiaro e tondo è stata la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ieri a Bruxelles. E bene ha fatto, soprattutto alla vigilia del 9 maggio, giorno in cui lo zar si appresta a celebrare il Giorno della Vittoria sul nazismo (secondo i servizi ucraini pare voglia farlo anche nel cimitero da lui approntato a Mariupol).

Von der Leyen ha squarciato il muro di omertà linguistico e “ha capito – scrive oggi Giuliano Ferrara – che che pace, negoziato, cessate il fuoco non sono fini in sé, ma obiettivi da perseguire con scrupolo non ipocrita in nome della giustizia, della libertà, dell’onore, della pietà e del coraggio di resistere alla forza brutale, e impedirne gli esiti con una vittoria”.

Dopo le parole della von der Leyen, c’è stato chi ha storto il naso, rendendosi di fatto complice di Putin, il quale censura la parola “guerra” continuando a sostenere che i suoi atroci crimini rientrino in una “operazione speciale per denazificare l’Ucraina”.

No, non è affatto così: i fatti, inequivocabili, non raccontano questo. La storia è un’altra e racconta di un popolo invaso da un’orda di soldati criminali che stanno compiendo scempi agghiaccianti a cui è un diritto opporsi e per i quali è un dovere combattere. Punto. Chi grida al pacifismo non ha capito il senso della storia.