Sbaglia di grosso chi paragona Putin a Hitler. Certamente la retorica imperialista del Presidente russo, così come la sua strategia militare, lo rendono facilmente accomunabile al capo della Germania nazista, ma Putin è per molti versi l’opposto del leader del Terzo Reich.
A cominciare dal suo carisma diabolico e dalla capacità di conquistare i cuori e ipnotizzare le menti dei suoi concittadini. Se all’apice del suo successo, Hitler infiammava le piazze con la sua politica espansionistica, Putin oggi le riempie solo di manifestanti contro la sua scellerata voglia di ricostruire l’Impero che un tempo fu di Mosca.
Se Hitler fu sconfitto perché peccó di presunzione nel voler impegnare la sua macchina militare in più fronti forte del sostegno popolare, Putin combatte una battaglia interna persa in partenza contro i suoi numerosi oppositori e soprattutto gli oligarchi un tempo fedeli ma sempre meno convinti che lui sia l’uomo giusto per la Russia.
La Germania nazista purtroppo adorava Hitler, i suoi alleati lo temevano ma soprattutto lo invidiano. La Russia di oggi detesta Putin, fatta eccezione per i sicofanti e i lacchė di cui si è circondato, e i suoi alleati stranieri sono solo mediocri dittatori senza né arte né parte che sperano in dieci minuti di notorietà. Il resto di chi lo circonda al più lo tollera perché costretta o perché non vede alternative.
Dunque Putin non è come Hitler, non perché l’uomo che da solo incarna l’orrore del 20o secolo fosse meglio, ma perché Putin è poco più di un burocrate accecato da un potere dispotico che gli ha datto alla testa. Quando finalmente verrà rimosso si realizzerà il suo più grande incubo: la storia lo ricorderà unicamente come un patetico pazzo irrilevante che in 20 anni non fu capace di nulla se non di fare il bullo.