di Andrea Molle
Siamo in una palestra di Krav Maga, l’arte marziale israeliana portata in auge dai film di Jason Bourne e che oggi nel mondo èsinonimo di difesa personale. Ad apertura, mentre l’istruttore si sta preparando per la prima classe del mattino, gli si avvicina un uomo, sulla trentina, capelli rasati, muscoli in bella vista e corpo pieno di tatuaggi. L’istruttore chiede in cosa possa essergli utili e l’uomo risponde, con entusiasmo, che vuole iscriversi al corso ed imparare il sistema di combattimento delle forze di difesa israeliane. L’istruttore è un po’ sorpreso, ma dopotutto è il suo lavoro e i due cominciano a parlare. Il potenziale studente ha fatto ricerche su internet e si dice entusiasta del Krav Maga, ma dopo poco si ferma a riflettere e, con un sorriso nervoso e indicando il tatuaggio di una croce celtica, domanda: “ma ci sono ebrei qui? Non perchè sai, con gli ebrei io non vado d’accordo!”.
L’atmosfera si fa tesa, i due si distanziano e si guardano negli occhi. Lo sguardo è serio e i nervi sono tesi. Con voce pacata ma decisa, l’istruttore spiega al potenziale cliente che ci sono molti ebrei tra gli studenti e che tutti gli istruttori, compreso lui, sono di religione ebraica. Gli spiega indicando la bandiera di Israele che reca al centro il Magen David (la Stella di David), costernato, che il Krav Maga è oggi parte della cultura del popolo ebraico tanto quanto lo sono il Judo per il Giappone o il Kung Fu per la Cina. A questo punto l’idillio si interrompe, l’uomo fa marcia indientro, sembra sorpreso, quasi scocciato dall’apprendere che Israele è uno stato ebraico e che il Krav Maga è praticato da quella che lui considera una “razza inferiore”. Vaneggia di Soros, del globalismo, del complotto pluto-giudaico-massonico e della difesa della cultura europea bianca e cristiana. Siamo ad un passo dalla cospirazione dei Rettiliani, ma a questo punto si gira e se ne va sbattendo la porta.
Questo racconto è paradossale, tanto da sembrare inventato, maè un fatto realmente accaduto ed è più comune di quanto si possa credere. Ciò che illustra è la grande bugia dell’estrema destrache si dice, a parole, innamorata di Israele. Quell’estrema destra per cui Israele è diventato il simbolo del successo, della forza di un popolo, che ha trasformato in oasi un deserto. Quell’estrema destra per cui Israele è virtuoso perché è aggressivo e si oppone, a loro dire, all’Islam ed ai paesi Arabi del Medio Oriente, all’Iran. Quell’estrema destra i cui leader visitanoperiodicamente il Muro del Pianto, indossano la kippah e plaudono a Trump che sposta l’Ambasciata americana a Gerusalemme.
Quell’estrema destra che però negherà sempre il diritto di esistere agli ebrei. Quell’estrema destra che, paradossalmente aiutata dalla sinistra che si rivela spesso ugualmente antisemita, vuole separare Israele e il sionismo dal popolo ebraico. Non facciamoci ingannare dalle promesse allettanti, dalle parole suadenti di chi oggi cerca di farsi passare per liberale e moderato: i principi dell’estrema destra, che oggi va sotto il nome di sovranista, sono e saranno sempre antitetici ai valori universali e gli ideali che il popolo ebraico rappresenta.
Già in passato, negli anni ’30 del secolo scorso, non pochi furono gli ebrei politicamente conservatori che si lasciarono ingannare dal fascismo e dal nazismo, partecipando entusiasticamente a quegli stessi regimi che sono pochi anni dopo non esistarono a sterminarli e si fecero colpevoli dellamorte di più di sei milioni di ebrei nella Shoah, l’Olocausto.
Oggi la storia sembra ripetersi e l’estrema destra ha riacquistatopiano piano il suo fascino in un’Europa indebolita dalla crisi economica e sociale aggravata dalla pandemia di COVID-19. Questa volta però è tempo di dire basta e assumersi la responsabilità di fermarla prima che sia troppo tardi. Senza odio o rancore, ma con risolutezza. La Senatrice Liliana Segre, sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, oggi ci ha indicato la via: non c’è perdono e non c’è dimenticanza. Accogliamo dunque, ebrei e non ebrei, il suo invito e, con le parole delcelebre poeta isreaeliano Yitzhak Lamdan, affermiamo entusiasticamente שנית מצדה לא תיפול che “mai più Masada cadrà”.