Presidenzialismo, sistema plebiscitario, populismo? Siamo sicuri che l’idea politica del nuovo sistema politico che ha in mente la Meloni sia questa? Che possa esistere un partito che prenda tutto con solo il 30/33%? E soprattutto con quale classe dirigente? Con quella che non riesce a spendere i soldi del PNRR o che sta portando al collasso la Rai?
Come al solito c’è un errore di valutazione non sulla destra, ma sulle capacità politiche, sulla visione politica della Meloni. Lei è una leader, su questo pochi hanno dubbi, anche a sinistra, ma non ha uno stabile sistema politico di riferimento e non ha adeguata classe dirigente. Cosa fa una leader che deve risolvere questi problemi? La costruisce. E con quale strumento? Con la cazzuola del Premierato. La prima cosa che farà è, partita la discussione sulla norma, introdurre la soglia minima di maggioranza per prendere il potere. Che sarà adeguatamente alta non per forma costituzionale, ma per rendere difficilissima la scalata all’alternanza. Almeno il 40% ed oltre. Ma così voi direte si potrebbe fare ricattare da Salvini, come faceva Craxi.
La Meloni ha in mente uno schema da pentapartito DC pre craxiano. In cui la DC era il perno, il sistema copernicano, e intorno c’erano una serie di satelliti tra il 2/3%. Allora c’erano il Pli, il PRI, il Psdi che aveva rotto con il socialismo reale. Per questo schema di gioco FdI deve raggiungere solo il 33%, e la maggioranza per prendere la soglia che fa scattare il premio di maggioranza è fatta. Con questo schema fatto di piccoli partiti, che si accontentano di pochi ministri e diversi sottosegretari, che si allineano al sole della Madre della Nazione, riesce a depotenziare l’unico vero oppositore al governo Meloni, cioè Salvini. Sono in corso, come Berlusconi fece con lei, tentativi di sostegno a piccoli partiti, che dovranno essere aiutati da una bassa soglia di sbarramento.
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In questo schema prossimamente ci potrebbe essere Renzi, una Nuova DC, una FI ridimensionata, pure Calenda se non rompe ogni giorno gli zebedei. La Lega Salviniana diventerebbe ingombrante, però non necessaria, ma verrebbe accontentata con l’autonomismo che fa più felici Zaia e Fedriga che Salvini. In fondo fu lo schema del regionalismo democristiano degli anni 70, un compromesso con il PCI che si sfogava nelle regioni rosse. Uno schema di sistema politico concreto, molto andreottiano, in cui il fine giustifica i mezzi, condito magari da slogan “decide il popolo”, ma più popolare che populista.
Di fatto la Meloni oggi è la leader più democristiana in Italia, se paragonata a Conte, Schlein, il monarchico Tajani, il comunista padano Salvini. Una democristiana di destra, alla Scelba potremmo dire. Certamente questo schema di sistema politico non è replicabile oggi a sinistra, nel dualismo cannibale PD e M5stelle. Inoltre i piccoli partitini avranno si pochi voti, ma molta classe dirigente, in cui si possono pescare risorse per tenere in piedi la Repubblica. A meno, cosa insostenibile, di non nominare Arianna e Lollo, Giambruno ormai fu, in 50
postazioni di comando.
Alla fine, come si sapeva ma non si voleva ammettere, moriremo democristiani.