giuseppe conte

Zelensky alla Camera manda in tilt il partito di Conte

Ore tormentate per  il presidente del movimento 5 Stelle, Giuseppe  Conte, e per il ministro Di Maio. Il discorso alla Camera del presidente ucraino Zelensky rischia di mandare in tilt i grillini. La pancia ortodossa del movimento, antioccidentale e filoputiniana,  esce allo scoperto nei  gruppi parlamentari pentastellati. E gli ex grillini confluiti nel misto si lanciano in dichiarazioni assurde.

Ancora non è chiaro quali saranno i parlamentari del 5 Stelle che saranno in Aula ad ascoltare Zelensky.  Lo stesso Conte è costretto a una difficile mediazione:  la linea ufficiale del partito rimane che  quella russa è stata un’aggressione ingiustificata, ma c’è chi chiede la “par condicio” tra oppressi e oppressori: se invitiamo Zelensky allora va anche data la parola a Putin.

Pure nella linea del leader qualcosa non torna. Se si offre “aiuto di vario tipo alla popolazione ucraina”, nel vario tipo mancano all’appello i rifornimenti bellici agli ucraini. E in senato 5 Stelle è contro l’aumento delle spese militari nel nostro Paese. “Il nostro obiettivo è far di tutto perché la follia della guerra ceda il passo a un percorso di razionalità,” ha detto ieri Conte.

Tra gli ex grillini confluiti nel misto, poi, le idee sono ancora più confuse. Putin “argine all’agenda globalista”, dichiarazioni che ricordano gli ‘utili idioti’ di sovietica memoria.

A tenere la barra dritta sembra pensarci il ministro di Maio, quando spiega che il dialogo dell’Ue con il regime russo per cercare di fermare la guerra in Ucraina non si è interrotto, “nonostante la riposta ferma e determinata delle sanzioni”. Il problema è che  Mosca sta usando i negoziati come un diversivo.  La promessa di dialogo si scontra con l’attacco frontale a Washington e i  bombardamenti sui civili assediati nelle città dell’Ucraina. Vedremo se Conte e Di Maio sapranno tenere a  bada i  gruppi.

Quella che dovrebbe diventare una moderna forza progressista continua a mostrare una fascinazione per autocrazie e dittature. Ora c’è Putin, prima c’erano Maduro, gli ayatollah iraniani,  i campioni del diritto internazionale di stanza a Pechino. Forse  Conte dovrebbe tornare alle  origini del movimento, quando chi dissentiva dalla linea del blog di Grillo era fuori.

Perché non farlo anche oggi: chi non sarà nell’aula della Camera durante il discorso di Zelensky, è a favore della invasione russa. Ergo, è fuori dal Movimento.