Il welfare all’italiana: le promesse senza senso (e senza soldi) della politica

“Ogni volta che Brambilla disaggrega entrate IRPEF per scaglione e fa notare (questa volta su dichiarazioni 2022) che > 60% dei 41,4 mln di dichiaranti non paga neanche lontanamente la spesa pro capite di cui usufruisce per sanità, istruzione, welfare e servizi, tutti a carico del 14% di contribuenti che paga il 62,5% dell’intera IRPEF, mi chiedo su cosa si fondino mai le promesse dei politici di continuare ad accrescere la spesa in welfare. Solo su più debito…”. Così su Twitter Oscar Giannino riferendosi ad un articolo di Alberto Brambilla, Presidente Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, sugli ultimi dati diffusi dal Def.

Il dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia ha infatti reso noto che nel 2021 un contribuente su quattro, il 26% del totale, ha dichiarato al fisco un reddito fino a 15.000 euro e versa il 3,6% dell’Irpef complessiva. Il numero totale dei contribuenti che hanno presentato le dichiarazioni dei redditi soggetti ad Irpef per l’anno d’imposta 2021 è pari a circa 41,5 milioni, in lieve aumento rispetto all’anno precedente (+0,8%).

L’imposta netta totale dichiarata è pari a 171 miliardi di euro, in crescita del 7,4% rispetto al 2020. Mentre il reddito complessivo totale dichiarato, composto per circa l’83,2% da redditi da lavoro dipendente e da pensione, va ad oltre 912,4 miliardi di euro (47 miliardi in più rispetto all’anno precedente, +5,5%) per un valore medio di 22.540 euro, in aumento del 4,5%.

Il reddito medio più elevato è quello da lavoro autonomo, di poco superiore ai 60.000 euro. Molto indietro i pensionati che chiudono in basso la scala con meno di 19.000 euro. Solo il 4% dei cittadini è sopra i 70.000 euro nelle dichiarazioni dei redditi presentate nel 2022.  Il restante 70% dei contribuenti, infine, si colloca tra i 15 mila e i 70 mila euro di reddito e dichiara il 65% del volume complessivo.