Ah, la destra sovranista e il suo “Generale“. È quasi come vedere un film che si ripete. Sembra quasi che ogni volta che la situazione politica si agita un po’, la soluzione sia sempre la stessa: “Vogliamo i colonnelli!”, o meglio, vogliamo il Generale. Ed ecco che il Generale Francesco Paolo Figliuolo, reduce dal suo incarico come commissario straordinario per l’emergenza Covid-19, è pronto per il bis, stavolta come commissario per la ricostruzione.
Il Generale Figliuolo, un uomo d’ordine e di disciplina, ha avuto un’importante carriera militare. Ha gestito unità in Kosovo, ha occupato posizioni chiave in ambito NATO, e ha svolto il ruolo di comandante logistico dell’esercito italiano. Eppure, ogni volta che la politica italiana si trova in difficoltà, sembra che l’unica opzione sia quella di richiamare il Generale.
Ma non facciamoci ingannare, questa mossa non è tanto sulla competenza del Generale Figliuolo, quanto sulla destra sovranista che se ne serve come una sorta di anestetico politico. “Non c’è problema che non possa essere risolto da un uomo forte, da un Generale”, sembra essere la formula magica che viene tirata fuori ogni volta che le cose si fanno difficili. Un modo per evitare di affrontare le questioni politiche complesse e impegnative, preferendo rifugiarsi dietro l’immagine rassicurante dell’uomo d’ordine.
Italia e Pnrr: il legame cruciale con il progetto di debito comune europeo
Ma facciamo attenzione, perché questa è la stessa politica che sta alimentando il desiderio inconscio di un capo, di un salvatore. Perché no, allora, il Generale? Almeno lui sa come gestire le crisi, diranno alcuni. E mentre il Generale Figliuolo si mette all’opera per coordinare la ricostruzione, noi restiamo a guardare, a riflettere su questa persistente attrazione per l’uomo forte.
E così, mentre la destra sovranista si rifugia nel suo confortante immaginario fatto di generali e uomini d’ordine, la politica italiana continua a girare in tondo. Sempre in attesa che qualcuno, forse un altro Generale, o forse qualcuno disposto a fare politica con le idee anziché con le figurine, decida di affrontare i problemi reali. Nel frattempo, “Vogliamo i colonnelli!” risuona nell’aria come un eco ironico di un film già visto.