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Vivere da dissidenti a Mosca tra processi, mobbing e gomme bucate

L’immagine di Marina Ovsyannikova con il cartello No War che interrompe il tg di Mosca ha fatto il giro del mondo. Marina, un occhio alle proteste di piazza in Russia e l’altro alle stragi perpetrate da Putin in Ucraina, non rinnega ciò che ha fatto ma da quel giorno la sua vita è cambiata.

Al lavoro le fanno mobbing pesante, la hanno isolata, dopo il suo blitz al tg qualcuno le ha bucato le ruote della macchina. Non solo, rischia fino a 15 anni di carcere perché le verrà fatto un processo. Insomma, da quel giorno vive nella paura con i suoi due figli. “Ho paura più per loro che per me stessa. Potrebbero aggredirli a scuola, o per strada…”.

Ieri intervistata da Fabio Fazio, ha rivendicato il suo gesto dicendo che tanti russi sono contro la guerra di Putin. Le hanno della spia inglese in Russia, ma lei non ci sta: “Sono una patriota e mio figlio lo è ancora di più, si sta preparando a entrare all’Università, ed è adesso che il nostro Paese ha più bisogno di noi. Se tutte le persone ragionevoli, colte, preparate, lasciano la Russia, chi rimane?”.

E ancora: “i russi non vogliono la guerra” e temono “la russofobia nel mondo che è arrivata a livelli altissimi. Delle sanzioni soffrono non solo le élite e gli oligarchi, ma anche la gente semplice. Invece bisogna cercare il dialogo con la Russia”.

E’ su persone come Marina che bisogna scommettere per ricostruire un ponte con la Russia. Contro il regime del criminale di guerra Putin, per difendere i dissidenti, proteggerli tenendo accese le luci dei media occidentali su di loro e sperando che incarnino presto una maggioranza silenziosa e l’alternativa politica al regime.