Ieri è stata una giornata speciale per l’Europa, una giornata in cui l’Unione europea e i suoi paesi membri hanno mostrato una straordinaria vicinanza al popolo di Israele, che è stato attaccato sabato scorso da una serie di attacchi dei gruppi terroristici legati a Hamas. In tutta Europa, le bandiere israeliane sono state esposte come segno di solidarietà, dall’Italia alla Germania, dal Regno Unito a Bruxelles.
La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha condannato i brutali attacchi definendoli “terrorismo nella sua forma più spregevole” e ha sottolineato il diritto di Israele di difendersi da tali attacchi atroci. Ma la solidarietà europea non si è fermata alle parole.
Il governo austriaco ha annunciato la sospensione degli aiuti allo sviluppo alle aree palestinesi, seguito dal governo tedesco, che ha deciso una sospensione simile. Questo atto dimostra il chiaro messaggio che l’attacco contro Israele richiede una revisione di ogni progetto di collaborazione con l’Autorità nazionale palestinese e la Striscia di Gaza. Il ministro degli Esteri austriaco ha anche annunciato che convocherà l’ambasciatore iraniano per affrontare le “reazioni ripugnanti” del paese agli attacchi di Hamas.
Mentre l’Unione europea si è unita nel condannare questi attacchi, sorgono alcune domande importanti sul futuro. Sarà il fronte della civiltà altrettanto solidale quando Israele eserciterà il suo diritto di resistere e difendersi? O tornerà a stigmatizzare Israele nei consessi internazionali, permettendo ai paesi canaglia di dettare l’agenda alle Nazioni Unite? Sarà in grado di riconoscere la differenza tra chi cerca di difendersi da coloro che vogliono spazzare via Israele dalla mappa geografica e chi è impegnato nella promozione della pace?
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Questi interrogativi richiamano le parole del defunto Marco Pannella, il quale sosteneva che l’Europa dovrebbe trasformare Israele nella vera frontiera d’Europa, estendendo i confini dell’Unione europea fino a includere Israele. Questa mossa non solo rappresenterebbe una rivoluzione democratica in tutto il Medio Oriente ma servirebbe anche a combattere l’antisemitismo e dimostrare chi è disposto a difendere la libertà con azioni concrete.
Le parole del presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno un’importanza particolare in questo contesto, poiché ha sottolineato la similitudine tra la lotta di Israele contro il terrorismo e quella dell’Ucraina contro uno stato terrorista. Ha invitato gli stati e i parlamenti a essere più attivi nell’unità globale contro il terrorismo e ha sottolineato l’importanza di sanzioni globali contro la sponsorizzazione del terrorismo.
La solidarietà europea con Israele è un passo nella giusta direzione, ma è essenziale che questa solidarietà sia coerente e duratura. Difendere Israele significa difendere non solo il suo diritto di esistere ma anche il suo diritto di resistere e difendersi contro il terrorismo. Solo allora l’Europa dimostrerà di essere veramente al fianco di Israele e di tutti coloro che cercano di vivere in pace e sicurezza.