Di fronte a quanto accaduto nelle città ucraine invase dalla Russia il presidente Usa Joe Biden non ha risparmiato critiche feroci: dopo aver definito il leader russo dittatore, macellaio, criminale di guerra, accusa ora Putin di genocidio per le atrocità commesse dai suoi soldati. «Chiamare le cose con il loro nome è essenziale per resistere al male. Siamo grati per l’assistenza che gli Stati Uniti hanno fornito finora e abbiamo urgente bisogno di armi più pesanti per prevenire ulteriori atrocità russe», ha detto il presidente ucraino Zelensky.
La vice premier Olha Stefanishyna ha rimarcato come «la maggior parte della popolazione deve essere uccisa o mandata nei campi di lavoro, questo almeno si legge nei piani russi per l’Ucraina, questo succede nel 21esimo secolo. Quella di Mosca è una violenza con un’intenzione genocida». La sua voce trema sugli episodi di stupro, frutto della ferocia degli invasori: «La maggior parte degli abusi sono avvenuti davanti agli occhi dei figli delle donne violentate. Madri violentate di fronte ai bambini, ma anche bambini violentati di fronte alle madri». I crimini di guerra non hanno risparmiato i più piccoli: «Una 14enne è stata stuprata da cinque soldati ed è rimasta incinta. Un ragazzino di undici anni è stato violentato davanti alla madre, che era stata legata a una sedia, una giovane di vent’anni è stata stuprata in tutti i modi possibili da tre soldati russi. È incredibile, inimmaginabile». La stessa Stefanishyna ha poi aggiunto: «È questa è la Russia. E la loro guerra non si fermerà perciò la risposta del mondo deve essere immediata. Aiutateci a difendere il nostro popolo, aiutateci, perché stiamo morendo. È un genocidio».
La senatrice a vita Liliana Segre ha parlato in videocollegamento con la vice primo Ministro ucraina Olga Stefanishyna, intervenendo in Commissione Diritti umani, Femminicidio e Anti-discriminazioni. «La sua testimonianza che oggi abbiamo ascoltato onorevole Stefanishyna, così come le immagini che vengono dall’Ucraina e le parole dei racconti di questa folle guerra – come l’ha chiamata Papa Francesco – scuotono le nostre coscienze e ci impediscono l’indifferenza. La capacità di indignarci davanti alle violenze, alle tragedie, alle aggressioni contro donne, bambini e anziani e giovani uomini in divisa, è la cifra della nostra umanità. Dobbiamo proteggere la nostra umanità, conservando la capacità di indignarci davanti ai soprusi e sapendo che non dobbiamo, non possiamo restare indifferenti», ha detto la Segre. «Alla stazione ferroviaria di Milano c’è uno spazio dedicato alla memoria: è il binario 21 dal quale nel 1943 partivano i treni per i campi di concentramento. In questo luogo, che custodisce ricordi di dolore e sofferenza, campeggia una parola che oggi dobbiamo riproporre e temere: indifferenza».