Nell’ambito del memorandum d’intesa tra l’Unione Europea e la Tunisia per affrontare la questione dei migranti, un ulteriore ostacolo è emerso quando il presidente tunisino Kais Saied ha annunciato il suo rifiuto di accettare gli aiuti finanziari stanziati dalla Commissione europea. Questa decisione ha scatenato un nuovo dibattito sul futuro dell’accordo e sulla sua efficacia nell’affrontare la crescente sfida dei flussi migratori verso l’Italia e l’Europa.
Il memorandum, promosso con vigore da Giorgia Meloni e oggetto di negoziati frenetici da parte della Commissione europea, aveva ricevuto un finanziamento a settembre di 127 milioni di euro, di cui 60 milioni destinati a sostenere il bilancio della Tunisia e 67 milioni per rafforzare le misure di controllo delle frontiere. Tuttavia, il presidente Saied ha respinto categoricamente questi aiuti finanziari, affermando che la Tunisia non accetta la “carità” e non desidera suscitare “compassione” da parte dell’Unione Europea.
La dichiarazione del presidente tunisino è stata resa pubblica attraverso un comunicato ambiguo dai chiari accenti populisti. Saied ha sottolineato che il problema non risiede nell’ammontare relativamente modesto dei fondi offerti dall’UE ma piuttosto nell’idea che questa proposta contrasti con il memorandum di luglio. L’Unione Europea, infatti, aveva promesso un ulteriore miliardo di euro in una seconda fase, a condizione che la Tunisia siglasse un accordo di salvataggio con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Questo accordo, però, richiederebbe alla Tunisia di impegnarsi in riforme economiche strutturali che finora il paese non ha accettato.
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La questione centrale che ha portato al rifiuto di Saied è la condizionalità degli aiuti europei. Il presidente tunisino, noto per la sua leadership autoritaria e l’egoismo politico, sembra credere che possa ottenere di più senza dover fare promesse o impegni formali. Questo atteggiamento è stato già dimostrato lo scorso luglio quando la Tunisia ha accettato un prestito di 500 milioni di dollari dall’Arabia Saudita senza alcuna condizione.
All’interno dell’Unione Europea, aumentano i dubbi sulla validità dell’attuale memorandum. Alcuni ritengono che sia stato negoziato in modo affrettato dalla Commissione europea e che Ursula von der Leyen abbia evitato di richiedere misure essenziali per il controllo dei flussi migratori, come l’obbligo per la Tunisia di introdurre un sistema di visti all’ingresso dai paesi africani. La domanda rimane se il presidente Saied stia cercando di ricattare l’UE per ottenere ulteriori finanziamenti. La certezza invece è che Giorgia Meloni farebbe bene a capire che le politiche migratorie non sono solo paroloni e annunci in pompa magna, e che questi poi, falliti una volta arrivati all’atto pratico, portano solo a brutte figure.