In quella avvincente telenovela che da sempre fa sbadigliare grandi e piccini, il dibattito tra gli intellettuali di sinistra, svetta negli ultimi tempi il professore Canfora, convinto che “anche Garibaldi prese la dittatura a Napoli quando portò il Meridione all’unità d’Italia.
Se vuole da me, una definizione vibrante di Putin, non l’avrà”, dice Canfora a chi lo intervista. Che non si capisce bene se Canfora ritenga Garibaldi un dittatore precursore di Vladimiro il matto del Cremlino o piuttosto che né uno né l’altro sono dittatori. In ogni caso se non ci avete capito un tubi, tranquilli, lasciare al lettore la sfida della interpretazione è la più grande qualità degli intellettuali di sinistra.
Si potrebbe pensare che anche Canfora, come tanti universitari prestati alla telecronaca della guerra in Ucraina, sia in cerca di clamore e visibilità mediatica. Ma a nostro parere nel caso specifico la spiegazione di tali arditi paragoni storici è un’altra: mentre in Ucraina, un Paese invaso che ha trovato la forza di reagire, si combatte, si muore, si fugge, si torna, insomma si vive, nel mondo ovattato dello storico comunista si leggono e rileggono un po’ troppi libri. Che non fa mai male, leggere libri, ci mancherebbe, ma a volte, come dire, fa perdere il contatto con la realtà.