They have a dream…..il presunto dirottamento della nave turca

Quello che colpisce nella vicenda, passata abbastanza in fretta in secondo piano quasi a volerne attutire la portata considerati gli esiti, del presunto dirottamento della nave turca Galata Seaway, ad opera di pericolosi terroristi rivelatisi poi migranti clandestini, è il tipo di risposta adottata dallo Stato italiano.

Muscolare, spettacolare e inflessibile, tipico di un modus operandi più volte annunciato e mostrato dal Governo su vari fronti, in primis proprio riguardo agli arrivi via mare, uno dei leitmotiv preferiti. Pur non volendo credere che il Ministro della Difesa abbia agito senza essere informato e propendendo quindi per un fraintendimento su quanto avvenisse in quegli istanti, probabilmente causato dalla concitazione del momento, un minimo di cautela forse sarebbe stata d’obbligo.

Avrebbe evitato l’intervento delle forze speciali, mobilitate per un supposto gravissimo pericolo, unitamente a Guardia costiera e Guardia di Finanza che sarebbero ampiamente bastate. Non ci sarebbe stato alcun tentativo di dirottamento, né di sequestro e tantomeno di aggressione nei confronti del personale di bordo: del resto, con coltelli e taglierino sarebbe stata un’impresa ardua oltre che sconsiderata. Solo un ormai consueto tentativo di arrivare in Europa da parte di migranti siriani, afghani e iracheni, tra cui due donne, alla ricerca di una vita migliore.

Una minore avventatezza avrebbe evitato al Governo italiano -e all’Italia tutta- di esporsi alle critiche, alcune malevoli, che poi, puntuali, non sono mancate, anche se la narrazione mediatica è stata abbastanza presto anestetizzata e poi superata da quella sulla scomparsa del senatore Silvio Berlusconi.

E se non ha torto chi denuncia un problema di sicurezza del Paese per un Ministro imprudente, a mio avviso quello che più emerge dalla vicenda del dirottamento della nave turca e nella sua gestione è la maldisposizione, al di là dei formali proclami sulla necessità di difendere i poveri migranti da sfruttatori e scafisti senza scrupoli, verso quanti, provenienti da mondi e culture ritenuti “distanti”, in tanti sensi, da noi, provano a raggiungere le nostre coste con il solo sogno di condizioni di vita migliori, quasi non venisse riconosciuto e quindi frustrato fin dall’inizio, come se non ne avessero diritto.