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Telegram è il nuovo campo di battaglia e gli ucraini stanno vincendo

Telegram è diventato il nuovo campo di battaglia digitale della guerra in  Ucraina.  Lo usa il governo ucraino. Lo usa il regime russo. Lo usano i due popoli in guerra. Lo usano i dissidenti ostili a Putin. La app di messaggistica creata nel 2013 dai fratelli Durov, due russi finiti in esilio, oggi conta un miliardo di download a livello globale.  E sta assumendo un ruolo centrale nella guerra  digitale tra Mosca e Kiev.

Si pensi all’uso che ne sta facendo il capo dei ceceni Kadyrov, che usa il canale telegram per rivolgersi direttamente a Putin, ma è la resistenza Ucraina che ne ha compreso fino in fondo l’utilità.   Zelensky e i suoi consiglieri hanno iniziato a usare Telegram fin dalle elezioni del 2019 . “Potrei anche dire che è il nostro territorio”, ha spiegato il ministro della trasformazione digitale ucraina, il trentenne  Mykhailo Fedorov  alla rivista Time: “Quando è scoppiata la guerra, siamo tornati su Telegram e abbiamo ricordato tutto ciò che sapevamo, quindi stiamo operando con successo”.

Gli ucraini stanno usando Telegram  per sostenere la raccolta globale di fondi, comprese le criptovalute, lanciata per ottenere risorse economiche dall’estero. Per avvertire delle incursioni aeree russe o informare i cittadini su dove sono i rifugi antiaerei.  Per reclutare e organizzare i volontari e reclutare cyber-volontari e combattenti stranieri.  Avevamo già visto guerre ‘andare in onda’ sui social media ma è la prima volta che un conflitto viene raccontato così nel dettaglio e Telegram ha assunto un ruolo primario tra gli altri social, perché a differenza di piattaforme come Facebook ha meno filtri, meno supervisione e controlli. “Milioni di ucraini fuori dal Paese usano Telegram per trovare notizie, foto e video alla ricerca di punti di riferimento o volti familiari”, ha scritto Time.

Negli anni scorsi, quando le piattaforme di social media tradizionali come Facebook, Twitter e YouTube, hanno iniziato a reprimere sempre di più contenuti dei gruppi jihadisti ed estremisti, Telegram ha guadagnato di colpo spazio tra i social, per la sua velocità, la sicurezza e la protezione della privacy, ma soprattutto perché manca quasi del tutto una moderazione della app. Non solo, l’algoritmo di Telegram a differenza di quello di Facebook non privilegia un contenuto al posto di altri. L’hanno usata gli jihadisti, i novax, gruppi come QAnon e Black Lives Matter, cubani e iraniani, ma anche i dissidenti russi ostili a Putin. È difficile dire quanti russi oggi stiano cercando notizie indipendenti sulla guerra su Telegram e quanti stiano seguendo la propaganda filo-russa dopo essere migrati all’app in seguito al divieto di Facebook e Twitter.

Il Governo ucraino  ne ha compreso le potenzialità quando Telegram è servito a a smentire che gli ucraini si stavano arrendendo o che Zelensky era fuggito da Kiev, tutte notizie diffuse dalla macchina della propaganda russa. Ora viene utilizzato per denunciare senza filtri cosa sta avvenendo: gli attacchi brutali contro i civili, ma anche le storie della resistenza all’invasore o di eroismo delle truppe e dei civili ucraini destinate a diventare virali.  Ma Telegram viene usato anche dalle persone normali, dai cittadini ucraini che segnalano i movimenti delle truppe russe e dei veicoli corazzati, attraverso le chatbox e i robot che indirizzano le informazioni alle autorità nazionali e regionali ucraine.

“Mentre i nostri difensori respingono l’assalto degli occupanti, i terroristi dell’informazione russi trasmettono l’immagine di una realtà alternativa”, ha scritto il Governo ai suoi cittadini. “Oggi gli ucraini devono unirsi. Contatta i tuoi parenti, conoscenti e amici in Russia e invia loro un link al canale Telegram”.