Il confronto promosso dalla Associazione Docenti Articolo 33 e dalla Gilda degli Insegnanti su “Tecnologia e Intelligenza Artificiale a scuola: i pro e i contro”, nella Giornata Mondiale dell’Insegnante, è stato quanto mai tempestivo. Sia dentro il passaggio strutturale che vede una estensione digitale dello Spazio Pubblico, sia alla luce delle tecnologie usate nei conflitti in atto con l’Invasione dell’Ucraina da parte della Russia e con l’aggressione a Israele da parte di Hamas.
Una estensione digitale dello spazio pubblico che ha implicazioni profonde per la natura disintermediata e pervasiva della comunicazione sociale. Dentro questo ecosistema cognitivo collettivo, costituito da Internet e da tutte le reti di rilevazione digitale ( basti pensare alle carte di credito o al Telepass), l’Intelligenza Artificiale (IA) apporta una ulteriore dimensione. La sua capacità di codificazione, la sua capacità analitica, la sua comparazione statistica, con una potenza di calcolo enorme e in crescita, possono coadiuvare molto positivamente l’efficacia delle nostre decisioni in specifiche situazioni e specifici settori. Nello stesso tempo non va sottovalutato il rischio di affidare il nostro processo cognitivo, nonché scelte con implicazioni etiche e politiche delicate, ad algoritmi semantici. Già viviamo nel tempo dei social network con la criticità dell’’effetto Google’, l’off loading/lo scarico cognitivo. Avere la consapevolezza dei cambiamenti in atto e delle loro implicazioni diventa così una precondizione per moltiplicare i ‘pro’ e ridurre i ‘contro’ nello sviluppo dell’IA. La giornata di confronto ha utilizzato un format che ha permesso sia il dialogo tra gli esperti, sia la loro relazione con gli oltre 200 insegnanti partecipanti e anche una intera classe della quale sarebbe interessante sapere le considerazioni. Ciò per la professionalità e la passione informata di Stefano Polli, Vice Direttore ANSA, che ha condotto il momento di esposizione e di Roberto Inciocchi, conduttore di Agorà su RAI Tre, che ha coordinato quello di confronto tra i relatori e con gli insegnanti.
Ha aperto gli interventi Nello Cristianini, dell’Università inglese di Bath, uno degli scienziati che sta sviluppando l’IA. Cristianini ha posto l’accento sulla necessità delle culture necessarie a comprendere l’IA. Tenendo insieme cultura scientifica e cultura umanistica come due mani che applaudono per l’interazione tra algoritmi e linguaggi sociali. A iniziare dalla comprensione scientifica e di contesto dei termini utilizzati, ciò per fornire gli strumenti per la cultura e la comunicazione per un benessere emotivo e fisico. Le macchine informatiche oggi guardano Internet, analizzano migliaia di esempi e capiscono l’equivalenza: ad es. ‘Banana= Giallo Spinaci= Verde Carota= arancione’. Ci sono cose che le macchine possono comprendere e noi no, e viceversa. Nessuno del resto separa i fatti dalle opinioni: ognuno guarda le cose dal proprio punto di vista anche le macchine con i loro algoritmi. Un pensiero scientifico e un pensiero critico garantiscono uno spirito critico e non omologato: capacità analitiche, capacità di fare ipotesi, capacità di mettere in discussione le ipotesi. Questo ci consente di rispondere a quesiti quali ‘l’IA può aiutare a potenziare lo spirito critico?’ constatando che Chat GPT e simili usano il linguaggio statistico ma non la capacità di pensare, ragionare e usare il pensiero critico. Sono solo un modello linguistico: occorre verificare la veridicità delle informazioni che usano. Cristianini di fronte alle preoccupazioni per l’IA ha esortato a curare l’ansia con la conoscenza e lo studio per esercitare una capacità e responsabilità di scegliere.
Il quadro proposto da Cristianini è stato condiviso e sviluppato dagli altri relatori. Gilberto Corbellini, Storia della Medicina e Bioetica alla Sapienza, ha rilevato come l’ignoranza e l’omologazione accompagnano il declino della democrazia liberale. È evidente la dannosità della polarizzazione in chiave ideologica di contrapposizione alimentata da chatbot, come accaduto negli States con il RussiaGate. In Europa è maggioritario il gradimento per le democrazie, ma in Italia si ha il gradimento più basso. Corbellini ha interloquito con Chat GPT testando contraddizioni e attendibilità. E’ divertente la laconica risposta di Chat GPT ‘Fidati ma controlla sempre’. A una domanda di Cristianini aveva risposto ‘Se le persone si affidano solo a me potrebbero iniziare a credere che pensare è troppo faticoso’. Del resto, per natura siamo geneticamente pigri e ci affidiamo a chi può fare le cose per noi.
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Ma Giuseppe Corasaniti, Filosofia del Diritto Digitale alla Università Mercatorum, ha richiamato l’attenzione sul modo di comprendere intuitivo: le macchine non lo fanno, noi possiamo. Per questo è necessario che chi crea soluzioni tecnologiche venga responsabilizzato, già stiamo scontando lo scostamento tra i tempi storici del modello di sviluppo illimitato rispetto ai tempi biologici del vivente, ora dobbiamo essere consapevoli dell’ulteriore accelerazione dettata dai tempi tecnologici. Ana Millan Gasca, Matematiche Complementari all’Università Roma Tre, ha proposto la relazione tra alfabetizzazione scientifica e la formazione dell’essere umano. Dal 1500 abbiamo conosciuto una matematizzazione estesa e il giudizio culturale è dentro a questi tempi lunghi della rivoluzione scientifica/tecnica e con la scomparsa dello studio della storia del pensiero economico si studia la matematica senza comprenderne il senso. Siamo in una bolla educativo/scientifica e la scuola deve essere una camera di decompressione e di approfondimento. Una funzione complicata per la formazione di ambienti di iperspecializzazione dove le scienze hanno disertato la cultura umanistica. Oggi la comunità scientifica avverte la responsabilità di accettare di scegliere e di raccontare. La scuola deve puntare sul significato per trovare il proprio posto nel mondo e dare il senso del destino umano. Per questo occorre una valutazione dei problemi epistemologici delle discipline: la lingua non serve a vendere o a produrre ma a esprimersi. Millan Gasca ha esortato ad avere fiducia nei ragazzi, la scuola deve insegnare a scoprire il mondo. Corasaniti gli ha fatto eco: la scuola, anche dentro l’estensione digitale dello spazio pubblico, deve dare regole di comportamento, convivenza, dialogo. Quindi anche regole per l’IA, differenziate tra settori e con un’etica della responsabilità. Il programma sono gli studenti, cittadini liberi/ consapevoli/responsabili/critici. Oggi ci sono problemi di lettura e di scrittura negli studenti universitari, insieme a problemi di relazione sociale con le differenze e le regole. Per avventurarsi, sperimentare, verificare i limiti e mettere in crisi le logiche, occorre una cultura multidisciplinare lungo tutto il percorso di istruzione. Le idee contano se espresse concretamente, del resto, il significato etimologico di ‘sapere’ viene dal latino “aver sapore”, “odorare”.
Non c’è solo Chat GPT, occorre addestrare i modelli linguistici, in modo dialogico, per avere risposte appropriate. Risposte coadiuvanti della decisione e non sostitutive, per un rapporto sereno e consapevole con la tecnologia. La scienza, la scuola: e la politica? Andrea Cangini, oggi Segretario della Fondazione Einaudi è stato il relatore del documento approvato all’unanimità a conclusione dell’Indagine Conoscitiva proposta dalla Commissione Istruzione pubblica, beni culturali del Senato sull’IMPATTO DEL DIGITALE SUGLI STUDENTI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AI PROCESSI DI APPRENDIMENTO
‘Ci sono i danni fisici: miopia, obesità, ipertensione, disturbi muscoloscheletrici, diabete. E ci sono i danni psicologici: dipendenza, alienazione, depressione, irascibilità, aggressività, insonnia, insoddisfazione, diminuzione dell’empatia. Ma a preoccupare di più è la progressiva perdita di facoltà mentali essenziali, le facoltà che per millenni hanno rappresentato quella che sommariamente chiamiamo intelligenza: la capacità di concentrazione, la memoria, lo spirito critico, l’adattabilità, la capacità dialettica… Sono gli effetti che l’uso, che nella maggior parte dei casi non può che degenerare in abuso, di smartphone e videogiochi produce sui più giovani.’ Chiaramente legati alle modalità di comunicazione dei diversi social.
Cangini, con riferimento ai signori delle corporation del digitale, ha denunciato il condizionamento dei processi cognitivi, delle coscienze e delle decisioni da parte di un pugno di uomini con una polarizzazione della società. Ha riproposto il motto di Luigi Einaudi ‘Conoscere, dibattere, deliberare’. Per ‘Uomini formati da uomini, per non parlare a vanvera’ ha chiosato Roberto Inciochi. Confermando così quanto detto in apertura dal Coordinatore Nazionale della GILDA-FGU Rino Di Meglio ‘Cultura scientifica e cultura umanistica: non una contrapposizione tra assoluti ma una condivisione su educazione e consapevolezza. La medicina non è la censura ma lo sviluppo del senso critico nella scuola. Se l’insegnante conosce il suo alunno può distinguere la sua risposta da quella di Chat GPT.
Gli insegnanti non formano sudditi ma coscienze critiche di cittadini.’ Un buon incontro per una condivisione di consapevolezza nella società della conoscenza, da sviluppare con occasioni di confronto tra buone pratiche di una piena relazione tra mente-corpo-natura per una cittadinanza piena e attiva.