Spazio ultima frontiera: l’Italia resta al palo

di Andrea Molle e Arianne Ghersi

Cominciamo dalla brutta notizia. L’Agenzia Spaziale Europea avrà una nuova guida e non è italiana. Le delegazioni dei paesi membri hanno infatti scelto l’austriaco Josef Aschbacher come prossimo Direttore Generale dell’ESA. L’ennesima riprova della scarsa rilevanza dell’Italia nella comunità internazionale? Per le opposizioni, all’estrema destra come a sinistra, è certamente così: l’ennesimo insuccesso del governo italiano che, spesso e volentieri, non riesce a far valere i propri candidati in quelle posizioni di prestigio che sono sempre più fondamentali per il futuro della politica europea.

L’Italia appare dunque, a prima vista, isolata anche nella scacchiera spaziale, nonostante vanti grandi eccellenze industriali e sia, dopo Francia e Germania, il terzo paese contributore del bilancio dell’Agenzia cui verserà nel 2021 una somma pari a circa il 13.5% del suo budget operativo.

Nulla di fatto dunque per le due candidature italiane, arrivate comunque in dirittura finale. Né quella di Simonetta Di Pippo, direttrice dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari dello Spazio extra atmosferico (Unoosa), sostenuta da Roma, né quella indipendente del fisico Roberto Battiston, ex direttore dell’Agenzia Spaziale Italiana rimosso dal primo governo Conte a trazione leghista. Nella riunione che ha deciso il vertice dell’Agenzia, i capi delegazione hanno votato a larga maggioranza per il candidato austriaco (18 voti su 21), sostenuto fortemente dalla Germania. Con questo voto si interrompe anche la storica tradizione che vede la carica di assegnata a rotazione ai maggiori contributori di ESA, Francia, Germania e Italia che da soli coprono il 60% dei costi. A votare per Aschbacher si è alla fine schierata anche la delegazione del nostro paese. Insomma a prima vista una dura sconfitta diplomatica per il governo Conte, ma soprattutto per il Movimento 5 Stelle che, se a parole guarda allo spazio come un settore chiave del futuro dell’Italia, non sembra nei fatti aver corretto la fragile rotta della politica spaziale italiana.

Ma veniamo adesso alle buone notizie, perché spesso le apparenze ingannano. Secondo indiscrezioni diplomatiche, riportate ad esempio da diversi media tedeschi, in cambio della nomina del nuovo direttore Generale dell’Esa l’Italia otterrebbe da Berlino la garanzia della sopravvivenza dell’Istituto Esrin di Frascati che oggi è sotto la scure dei tagli al bilancio. Secondo il “Fatto quotidiano” l’Istituto non godrebbe di una forte popolarità in seno alle istituzioni internazionali, anche a causa di un risarcimento di 210 mila euro a beneficio di un dipendente che avrebbe ricevuto uno stipendio inferiore al dovuto rispetto alle mansioni svolte. Inoltre, molto probabilmente all’Italia andrebbe l’Istituto Europeo di Ricerca Spaziale, fino ad oggi guidato proprio da Aschbacher. Lindro.it, a commento dell’elezione, ricorda come sia fondamentale per l’Italia ottenere il controllo di IERS. Dopotutto, Roma ha stanziato ben 2,2 miliardi di euro verso l’Agenzia e rappresenta la migliore delle candidature possibili.

Certo tutto dipende da come si evolveranno nel prossimo futuro gli equilibri politici. Qualche spiraglio potrebbe arrivare anche dal progetto Artemis, una collaborazione con la Nasa che prevede il ritorno dell’uomo sulla luna entro il 2024. A questo proposito, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega alle politiche per lo spazio, il pentastellato Riccardo Fraccaro, confida nella credibilità dell’Italia come solido partner scientifico degli USA. Come sottolinea Enrico Ferrone, si tratta di una seconda possibilità che potrebbe essere l’ultima qualora venisse sprecata.

Un “bidone” è naturalmente sempre possibile, ma per una volta la partita sembra andare verso una direzione favorevole all’Italia. Quello di oggi può sembrare un clamoroso insuccesso, ma in realta è probabilmente il miglior compromesso possibile per l’Italia e potrà rivelarsi un trionfo della diplomazia spaziale azzurra. Questa volta, con le dovute cautele, è forse il caso di dire: ben fatto Governo Conte!