To’, senza migranti il Pnrr non parte. Salvini e Meloni sono serviti

Nei prossimi venti anni la crescita economica avrà bisogno di migranti. «Non potrà contare su un aumento endogeno delle forze di lavoro», ha ricordato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nelle sue considerazioni finali, le ultime prima della scadenza del suo secondo mandato in autunno. Nella sua relazione annuale Bankitalia ha evidenziato che tra i principali problemi italiani vi è, infatti, l’invecchiamento della popolazione, che ha determinato una perdita di 500mila persone dal mercato del lavoro. Per questa ragione, si può dire che senza migranti sarà difficile completare il Pnrr. 

Il Recovery dovrebbe creare 120mila occupati nella transizione energetica. Al momento i flussi migratori netti, evidenzia Bankitalia, «non sono stati sufficienti a compensare tale decremento». Senza contare che il Paese fa fatica a regolarizzare il lavoro dei giovani e a creare salari più competitivi. Come uscire da una tale situazione stagnante? La transizione ecologica può generare valore. Non solo a livello produttivo, ma anche sul piano occupazionale. Bankitalia ha sottolineato che l’Italia è indietro, ma parimenti che può farcela se scommette sull’immigrazione. 

«La quota di occupati nella produzione di beni e servizi ambientali espressamente volti a una riduzione delle emissioni è ancora bassa: nei quattro principali Paesi dell’area dell’euro era inferiore al 2% nel 2020 e solo in lieve aumento rispetto al 2014», spiegano gli economisti di Via Nazionale. Il problema è che non si trovano, come sottolineato più volte da Palazzo Koch. Il ruolo del Recovery non è di poco conto. Dal 2019 il numero di persone convenzionalmente definite in età da lavoro, ossia tra i 15 e i 64 anni  è diminuito  di quasi 800.000 unità. Secondo l’ultimo rapporto della Banca d’Italia, «gli investimenti pubblici forniranno un impulso potenzialmente rilevante alla transizione ecologica». Nel dettaglio, «il Pnrr, da realizzare nel periodo 2021-26, destina a questo scopo il 37,5% delle risorse complessive».

Si ragiona «che il Piano attiverebbe nel 2025, l’anno di massima spesa, circa 120.000 posizioni lavorative a tempo pieno limitatamente ai progetti con finalità verdi». Di queste, circa 51mila sarebbero «riconducibili a misure per cui è esplicitamente indicato nel Piano un obiettivo di abbattimento delle emissioni climalteranti». Ma Bankitalia rimarca che è complicato trovare lavoratori a sufficienza per far fronte a questa specifica domanda. A livello generale, gli investimenti del Pnrr, come si legge su “La Stampa”, possono produrre una domanda aggiuntiva di 375mila occupati, il 79% del quale è previsto nel settore privato. A spingere sarà l’edilizia; poi il segmento “Ricerca & sviluppo” con 16.600 nuovi occupati attesi entro il 2024. E poi i 12.700 stimati al 2025 per il comparto elettrotecnico.

A fine 2022 le stime del Tesoro vedevano circa 150mila assunzioni l’anno nell’ambito del Recovery. Per far fronte a questo divario, come ha evidenziato qualche giorno fa il governatore Ignazio Visco, occorre «saper gestire i flussi migratori». Nei prossimi anni ci sarà «una significativa spinta» dovuta alle migrazioni. Ed è per questo, secondo il presidente di Bankitalia, che è «necessario essere preparati». Tradotto in soldoni, il nostro Paese dovrebbe organizzare al meglio un ingresso organico dei migranti. Senza questi ultimi il Pnrr non decolla.