Da un mese e mezzo, Mariupol è il cuore della guerra in Ucraina. Serve agli invasori russi per chiudere l’accerchiamento del Donbas, è il simbolo della resistenza degli ucraini. I russi la assediano, ma non la espugnano. Da ieri hanno iniziato a utilizzare bombardieri strategici in grado di lanciare bombe capaci di distruggere due metri di cemento. Ma non basta.
Il discusso battaglione Azov e i Marines ucraini non mollano e rilanciano: dateci le armi e riconquisteremo la città in una notte. Lanciarazzi Stinger, droni kamikaze, quello che serve a tirare definitivamente giù il morale dell’esercito russo. Per l’Occidente aiutare gli ucraini a riconquistare Mariupol dovrebbe essere la missione numero uno di questa guerra. Ne cambierebbe le sorti a favore degli ucraini.
Sarebbe l’inizio della fine per il criminale di guerra Putin e il suo regime mafioso. Fino ad ora questa è stata anche una guerra simbolica: le forze speciali russe ricacciate indietro all’inizio della invasione quando atterrano a Kiev pensando di rovesciare Zelensky. La ritirata russa. L’incrociatore Moskva affondata nei giorni scorsi. Se Mariupol non cade, gli ucraini possono vincere questa guerra. Se l’Occidente non lotta per Mariupol ha già perso.