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Innoviamo il sistema portuale con fiscalità di vantaggio e l’intervento di Cdp

Il mondo è cambiato e lo Stato dovrebbe rendersene conto. I rapporti di forza con il mondo della logistica e dell’industria devono evolversi in un incentivo alla crescita, una crescita regolata cioè orientata ad aumentare i posti di lavoro e non a tutelare le rendite di posizione che oggi governano il nostro sistema portuale. Occorre dunque favorire i processi di integrazione tra le eccellenze aziendali e le istituzioni europee per spronare i processi di trasformazione delle merci che transitano dai nostri porti. Gestire una parte delle merci che ogni giorno, in grande quantità, attraversano il Paese, creando poli industriali di trasformazione, meglio se altamente tecnologici. Tutto questo è una opzione che va colta il prima possibile.

Bisogna dire basta alle battaglie effimere tra finte associazioni di categoria che si moltiplicano per orientare i miliardi di soldi pubblici a favore di pochi o del mero assistenzialismo: si pensi ai miliardi del decreto Genova per l’autotrasporto senza che Il traffico fosse mai calato. Si pensi ai miliardi messi su Trieste attraverso il PNRR per compensare quegli investimenti che avrebbe dovuto fare l’unico vero terminalista presente. Si pensi ai milioni messi a caso (sempre dal decreto Genova) per gli interporti piemontesi e alle risorse spese per detassare le attività ancillari degli armatori con il registro internazionale (poveri MSC, Costa e Grimaldi, ne hanno proprio bisogno…).

Sono solo alcuni esempi ma se invece che distribuire risorse a pioggia si negoziassero le medesime risorse per orientare gli investimenti al radicamento delle industrie lungo le direttrici delle merci presenti in Italia, la crescita sarebbe suddivisa tra tutti e non tra pochi. Certo, siamo in ritardo, un colpevole ritardo, sia del mondo industriale che della politica, ma perseguendo gli obiettivi del PNRR ci sono le condizioni per un rapido recupero.

Lo Stato, sia con una fiscalità di vantaggio che attraverso il coinvolgimento di Cdp, deve farsi promotore e garante del cambiamento, per vincere una scommessa in grado di generare importanti ricadute economiche e di sviluppo. Fondamentale sarà il coinvolgimento delle università e dei centri di ricerca ed ovviamente una intelligente politica infrastrutturale. Buona Destra, in un documento sul tema elaborato dal suo Cento Studi, ha provocatoriamente associato il mero passaggio di merci sul nostro territorio ai gasdotti che attraversano territori decisamente arretrati, senza minimamente incidere sulla vita dei cittadini ma solo sui conti correnti di politici di politici corrotti o di ras locali.

Buona Destra porterà questa istanza all’attenzione del Presidente del consiglio Mario Draghi, nella certezza che l’esperienza e la capacità di guardare lontano del nostro presidente del consiglio sapranno dare la giusta attenzione alla nostra proposta.