C’è una levata di scudi del giornalismo italiano, quello Mediaset in prima fila, sulle critiche rivolte a Rete 4 per l’intervista concessa al ministro degli esteri russo Lavrov. Oggi si muove anche uno dei pesi massimi della stampa italiana, Carlo Rossella, che in una intervista al Giornale definisce quello di Brindisi Lavrov “uno scoop”. Rossella rilancia spiegando che anche lui avrebbe intervistato Lavrov e chiude dando degli “invidiosi” a tutti coloro che si permettono di muovere qualche obiezione sul comizio tenuto dal criminale di guerra russo nella televisione italiana.
Perché di comizio si è trattato: niente domande scomode, Lavrov un fiume in piena a fare propaganda prima sul pubblico di Rete 4 e poi a cascata su stampa e social. Ma per Rossella, Brindisi ha fatto bene a tenere un basso profilo perché se no Lavrov avrebbe potuto innervosirsi, prendere e andarsene. Nientemeno, ora il compito dei giornalisti è diventato quello di non far innervosire gli intervistati, soprattutto poi se si tratta di personaggi che spacciano fake news di stampo nazista, scatenando la reazione di Israele e della comunità ebraica per il loro vergognoso antisemitismo.
C’è da dire che Rossella condanna la guerra di Putin, dice giustamente che va fatta una differenza tra aggredito e aggressore, insomma non sembra certo esercitarsi in quel peloso equilibrismo praticato da tanti giornalisti e intellettuali italiani. Ma quanto al messaggio in stile mafioso lanciato da Lavrov al governo italiano, Rossella nota che l’atteggiamento di Mosca verso l’Italia è cambiato. Esatto! Ci permettiamo di aggiungere un FINALMENTE è cambiato.
Bisognerebbe chiedersi, si domanda Rossella, perché mai Lavrov abbia scelto di concedere la intervista proprio all’Italia. Beh, non è che poi sia così difficile da sciogliere questo giallo. A Mosca sanno bene quanto è ampio in Italia il fronte dei filoputiniani e che tra gli orfani dello zar, compresi quelli che da tre mesi hanno scoperto che Putin non era l’amico a cui dare pacche sulla schiena, c’è nostalgia per i bei tempi andati. Chissà che insomma qualche manina di quelle che hanno consigliato a Putin di invadere l’Ucraina perché sarebbe stato accolto da folle festanti, non abbia anche suggerito di fare un bel comizio in Italia dove in tanti credono alla boiata della “liberazione dell’Ucraina”.
Proprio perché non è il caso di Rossella, viene da chiedersi quale sia allora il senso più profondo della contraerea schierata da 48 ore in difesa di Zona Bianca. Abbiamo una ipotesi: sì, il Pulitzer a Rete 4! Pubblicisti e praticanti in futuro potranno studiare il comizio di Lavrov nelle scuole di giornalismo per imparare come si fa un vero scoop! Che poi sarebbe interessante anche capire come è nata l’idea di questa intervista magistrale. E attraverso quali canali si è realizzata.