Proibito condannare Putin: la pace ipocrita alla corte di Michele Santoro

Si è consumato lunedì sera l’ennesimo show filo-putiniano che solo in Italia – non a caso – trova così tanti adepti. Al teatro Ghione di Roma, e in diretta streaming su byoblu (Tele-complotto per alcuni o, “la tv che vi dice le cose che nessuno vi dice” per l’organizzatore), è andato in onda il famigerato spettacolo di Michele Santoro dal titolo “Pace Proibita” anche se sarebbe stato meglio chiamarlo “Resa incondizionata: è tutta colpa della Nato”. Almeno sarebbe stato coerente.

Animati da Michele Santoro, il tribuno antiberlusconiano per eccellenza, amante del “controcorrente a prescindere” anche quando si sfiora il ridicolo, il giornalista ex mediaset, La7, eccetera eccetera, ha ospitato una serie di personaggi noti e ignoti, tra cui spiccano Elio Germano, Guido Ruotolo che intervista il generale Fabio Mini, Luciana Castellina, Sabina Guzzanti, quel gran genio di Freccero che ha scoperto il Grande Complotto ma non ancora come far funzionare l’audio di un collegamento, Sara Diena consigliera di maggioranza nel comune di Torino, fino a Montanari e dulcis in fundo Vauro.

Tralascio, per amor di patria gli altri ospiti che al di là di qualche generico e accorato appello alla pace, non sono andati. La creme de la creme del finto pacifismo tutta riunita a teatro agli ordini del “matador” Santoro. E dire che la serata era anche iniziata con le ferma condanna dell’invasione da parte di Putin senza se e senza ma. Peccato che poi di “ma” ce ne siano stati a dozzine. Ogni intervento è stato un “ma”, tanto che alla fine nessuno si ricordava più di quella condanna iniziale e tutti concordavano sul fatto che la guerra è responsabilità della NATO, degli USA, di Biden, di Zelensky e del Battaglione Azov. Insomma, di tutti fuorché di Putin.

A questo punto, aspettiamo a gloria la seconda puntata della kermesse dal titolo “Come l’Ucraina ha invaso la Russia”. Ma vediamo nel dettaglio, cotanta intelligenza e cultura riunita a congresso cosa è stata in grado di sciorinare. Elio Germano attacca con la dichiarazione dei diritti dell’uomo (che c’entra?) e conclude con la solita storia del costo degli F-35 in grado di allestire mille posti in terapia intensiva (ma che c’entra con l’Ucraina??? Boh). Segue retorica pacifinta strappalacrime un po’ demodé.

Con Ruotolo che intervista il generale Mini si arriva alla controstoria, per cui la guerra si fermerebbe subito solo con “un passo indietro” degli USA e una spaccatura nella NATO (perché non anche con la fine dell’Occidente e l’instaurazione della monarchia di Putin?). Luciana Castellina anela a un compromesso e a un negoziato, ma se l’aggressore non vuol negoziare?, vabbè, dettagli, noi dobbiamo negoziare lo stesso (con chi? Da soli? Non si sa).

Il giornalista Dragoni de Il Sole 24 Ore ci allieta con le conseguenze economiche della guerra fra carestie e crescita dei prezzi e della povertà (grazie, Dragoni, tutte informazioni note, e quindi? Che facciamo?). Del tutto inutile l’intervento di Sara Diena, consigliera di maggioranza nella giunta Lorusso di Torino, la quale, non sapendo cosa dire la butta sull’ambiente “perché la guerra è legata a doppio filo con la nostra dipendenza dal gas e dal petrolio” (Non si parla d’altro da settimane. Dov’eri?), “perché la guerra è fossile e la pace e rinnovabile” (e che vuol dire?). Vabbè, ma comunque per la Diena “un altro mondo è possibile” (arriva con 20 anni di ritardo, ma, come il nero, lo slogan sta bene con tutto).

Veniamo ai casi umani. Freccero. Chi se non lui? Il professore dice di voler fare l’analisi logica al telegiornale per dimostrare l’univocità delle notizie (sai com’è, rischiamo la terza guerra mondiale!?) e la faziosità dei TG mainstream (per la Guzzanti, tutta colpa loro!) . Peccato però che Mr. Grande Reset non riesca a far funzionare nemmeno il proprio collegamento audio (complotto? Censura? Poteri forti? No. Guasto tecnico). Voto zero. Per uno che si vanta di voler scoprire trame internazionali occulte, non è proprio un bell’inizio!

Moni Ovadia: la colpa è del “nazistissimo” battaglione Azov finanziato (indovinato un po?) dalla Nato e dagli USA. Prove: nessuna. E, siccome Ovadia, di prove non ne ha bisogno, merita ricordare che in questi collegamenti arditi fra cose che non c’entrano nulla fra loro, già aveva dato splendida prova di sé quando paragonò il Dott. Anthony Fauci nientemeno che a Joseph Mengele (una fissazione il nazismo per il povero Moni!). Chiude, least but not last, Vauro. Il celebre vignettista che con le sue immagini fa ridere pochi e arrabbiare tantissimi, si lancia nella ricostruzione della morte di un attivista per i diritti umani russo, Andrei Mironov e di un reporter italiano, Andy Rocchelli uccisi nel 2014 presso Sloviansk in Ucraina.

Di ciò venne accusato Vitaly Markiv, processato in Italia, e assolto in Cassazione. Perciò, a stretto diritto, innocente! No, per Vauro è colpevole lo stesso. Le sentenze, evidentemente, vanno bene solo quando condannano Berlusconi. Il resto è noia! Ma, come detto all’inizio, il vero mattatore è lui: Michele Santoro che ci delizia con perle di controstoria degna di un film distopico e alternativo. Proietta un documentario da cui si evince che la strage del 2 Maggio 2014 a Odessa (cioè l’incendio alla casa dei sindacati dove si erano asserragliati dei militanti filorussi poi morti bruciati) fu assolutamente unica ed esclusiva colpa e responsabilità degli ucraini; e se gli ucraini ne danno un’altra versione, transeat: tanto è falsa a prescindere e nemmeno val la pena di essere riportata (ma non erano quelli che volevano battersi contro il pensiero unico? Boh!).

Poi, ricostruzioni parziali della storia del Donbass dove gli ucraini fanno la figura dei carnefici e i filorussi delle vittime innocenti, per finire con la perla: l’attuale situazione è tutta colpa di Macron e Merkel perché non hanno garantito gli accordi di Minsk del 2014. Insomma, pur di non dare la colpa a Putin se le sono inventate di tutti i colori. Contronarrazioni parziali, complottismo puro e filoputinismo da vendere spacciati per la verità nascosta dal mainstream.

L’unico che si è salvato parzialmente – e sottolineo parzialmente – è il professor Montanari il quale ha tentato di ascrivere una qualche minima responsabilità al tiranno di Mosca, ma – intendiamoci – da bilanciare con quelle immancabili della Nato e degli USA (sia mai ci si scordasse!) cui il Governo Draghi è prono! Insomma il bilancio della serata per loro è stato positivo – pare che il teatro fosse pieno, Giletti compreso – mentre per la corretta e veritiera ricostruzione dei fatti, per la logica e per l’umana decenza, semplicemente la tomba.

Almeno se Santoro & C. ci avessero detto come intendono salvare gli ucraini dalle violenze, dagli stupri, dalle uccisioni, sarebbero serviti a qualcosa. Invece, silenzio assordante!