Schroeder Putin

Schroeder, Putin e la Germania sottomessa alla mafia del gas

La bufera mediatica che investe l’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder per i suoi rapporti con Putin è l’apertura della Frankfurter Allgemeine Zeitung, che titola “Il personale è politico”. Pubblicata in calce una fotografia di Schroder che 1993 annaffia il giardino di casa per commentare ironicamente: “Ora che ha davvero tempo per quello, fa politica mondiale per conto suo”. Eh già. L’Spd, il partito del cancelliere in carica Olaf Scholz, è a dir poco imbarazzato: Schroeder è stato sollecitato a lasciare il partito. La Faz nel suo editoriale, scrive “l’Spd non potrà evitare di avviare un procedimento di espulsione”, dal momento che l’ex leader “sta facendo danni e la dirigenza del partito vuole rimanere credibile”. Leggiamo però i passaggi cruciali dell’intervista in questione concessa al «New York Times» e ripresa stamani da «La Stampa». 

“Penso che questa guerra sia stata un errore, e l’ho sempre detto. Quello che dobbiamo fare ora è creare la pace il più rapidamente possibile. Ho sempre servito gli interessi tedeschi. Faccio quello che posso. Almeno una parte si fida di me”, le parole di Gerhard Schroeder, da sempre amico del presidente russo Putin. Un legame che l’attuale capo del board di Nord Stream e guida del consiglio di sorveglianza di Nord Stream 2, non ha rinnegato nemmeno ora. “Posso dirvi è che Putin è interessato a porre fine alla guerra. Ma non è così facile. Ci sono alcuni punti che devono essere chiariti. Il mio consiglio è di pensare a ciò che un’economia che dipende dalle esportazioni può ancora sostenere e ciò che non può più sostenere”, ha rimarcato Schroeder, che ha rapporti profondi con la Russia. Fin da quando il padre morì fra le fila dei nazisti sul fronte orientale, quando il futuro cancelliere aveva soltanto sei mesi. Quando aveva 25 anni, Willy Brandt divenne il primo cancelliere socialdemocratico tedesco del dopoguerra, inaugurando una nuova politica di impegno con l’Urss, nota come Ostpolitik. I due figli di Schroeder sono stati entrambi adottati in Russia. “Tutte queste cose hanno influenzato il mio rapporto con Mosca molto presto, e come cancelliere, ho cercato di continuare così”, ha affermato Schroeder.

“Dagli Anni 60, la cooperazione con l’Urss e poi con la Russia è stata una costante. Hanno avuto i soldi e hanno consegnato il gas. (…) Anche nei tempi più duri della Guerra Fredda, non ci sono mai stati problemi”, ha detto nell’intervista Schroeder. Durante il suo mandato è stato lui a portare avanti il progetto del Nord Stream 1. Ha trattato da vicino con Putin, a cui lo legherebbe più di un’affinità: tutti e due sono cresciuti in famiglie molto povere, ad esempio. “Questo ha creato una certa vicinanza. C’era la sensazione di poter contare l’uno sull’altro. L’immagine che la gente ha di Putin è solo una mezza verità”, ha spiegato Schroeder. Ha difeso più volte lo zar: “Sulle atrocità di Bucha occorra indagare, anche se il mandante non può essere Putin ma qualche suo sottoposto”.

“Gerhard Schröder agisce da molti anni solo come un uomo d’affari e dovremmo smettere di percepirlo come un anziano statista”, ha detto la co-presidente dei socialdemocratici tedeschi Saskia Esken in un’intervista a Deutschlandfunk. “Guadagna i suoi soldi lavorando per le aziende statali russe e la sua difesa di Vladimir Putin dalle accuse di crimini di guerra è del tutto assurda”, ha aggiunto. Schroeder dovrebbe lasciare l’Spd, ma non è detta l’ultima parola. Scholz per il momento ha scelto la via del silenzio. Inspiegabile anche questo. Un attacco frontale anche dal sindaco di Kiev Vitali Klitschko che chiede di inserirlo nella lista dei destinatari delle sanzioni: “Se Schroeder continua a incassare milioni dal criminale di guerra del Cremlino come lobbista, si deve pensare a congelargli il conto e gli Usa potrebbero valutare di inserirlo in una no fly list”.