Rossi: “Ma quale centrodestra unito: rompiamo il giocattolo della Meloni”

“I moderati di questo centrodestra continuano a fare sempre lo stesso errore: credere a questo centrodestra, credere che esista ancora e che possa ancora possa esistere. Così facendo non fanno altro che dare più potere a una Giorgia Meloni che appare vincente per evidente mancanza di alternative solide e credibili”. Lo scrive oggi sull’HuffPost Filippo Rossi, leader della Buona Destra, che (a ragione) aggiunge: “E l’errore prosegue nell’insistere pervicacemente nel riesumare un passato che non c’è più, appellandosi a un’unità tra tutte le destre possibili che non esiste in natura. Un’unità finta, fintissima, sbandierata a parole ma ogni volta sconfessata dai fatti, perché quello che tiene ancora insieme questa accozzaglia multiforme è solo brama di potere che quasi sempre esplode in conflitto interno. Niente di più e niente di meno”. Ed è vero: non ci sono programmi condivisi, non ci sono strategie di lungo periodo, non c’è alcuna tensione progettuale e ideale in quella coalizione, ma solo un’ammucchiata di partiti in perenne guerra civile, (auto)obbligati a stare insieme per evitare che vinca l’avversario.

“Checché ne dica Tajani – aggiunge Rossi – nessun vertice di coalizione potrà dare a questo centrodestra quell’anelito ideale che sappia andare oltre la vittoria numerica alle prossime elezioni del 2023 per tradursi in una visione seria e moderna dell’Italia di domani. Invocare l’unità per l’unità significa esclusivamente puntare a una vittoria fine a sé stessa, priva di sostanza e di contenuto. In altre parole, significa rimanere nella bolla in cui ormai il centrodestra si è cacciato da svariati anni, proprio da quando la destra moderata ha smesso di fare il proprio lavoro e si è schiacciata sempre di più sulle posizioni sovranpopuliste”.

Un caso emblematico? Quello di Lucca, “dove pur di vincere – spiega bene Rosso – il fu centrodestra ha accettato l’inaccettabile: l’apparentamento con l’estremismo manifesto di Casapound. Il tutto con l’entusiasta complicità proprio del partito di Tajani. Forse era meglio perdere con onore che vincere vendendo l’anima al diavolo della vittoria a tutti i costi”.

Quando lo stesso Tajani dice che “nel centrodestra ci sono oggi tre leader di forze diverse, prima vinciamo e poi pensiamo a chi sarà il capo” e ancora (e peggio) che “rompere il centro destra vorrebbe dire tradire gli elettori”, viene da chiedergli come diavolo fa a far convivere il suo ruolo europeo nel Partito Popolare con la sua pervicace difesa di un’alleanza tutta italiana che lo stesso Partito Popolare considera contro natura.

“Ma Tajani non può rispondere a questa domanda – sottolinea il leader della Buona Destra – perché per farlo dovrebbe ammettere che non vi è modo alcuno di far convivere il popolarismo democratico europeo e l’alleanza con la Lega salviniana e con Fratelli d’Italia. E dovrebbe ammettere che ormai questo centrodestra è semplicemente un giocattolo nelle mani di Giorgia Meloni, la quale, forte dei sondaggi, intende far valere la sola legge che conosce: quella del più forte, imponendo linea e candidati. Ma la politica è altro. Ed è giunta l’ora che le componenti moderate di questo centrodestra riconoscano che il problema è questo bipolarismo muscolare che trasforma le coalizioni in prigioni obbligando i partiti (sedicenti?) liberali ad alleanze improbabili con “alleati” che non hanno nulla a che fare con europeismo, laicità, liberalità”.

È la destra moderata e liberale, quella che Tajani dice di rappresentare, che avrebbe il dovere morale di distruggere questo schema primordiale, invece di arrampicarsi su improbabili e scivolosissimi specchi che la fanno sempre più sprofondare nella fossa dei leoni sovranisti. Perché se è vero, come dice Giorgia Meloni, che un leader traccia la rotta e non la insegue, il problema è che la rotta tracciata dalla destra sovranista è opposta e alternativa a quella di qualsiasi destra liberale esistente al mondo. E infatti, non è un caso, l’unica cosa di cui sanno discutere è proprio di chi farà il “capo” dopo il 2023.

”Serve il coraggio di percorrere la via più difficile – esorta Rossi – rompere il giocattolo del centrodestra, rompere il giocattolo di Giorgia Meloni, per costruire davvero la casa di una destra europea, liberale e popolare, che faccia da argine a populismo e sovranismo”.