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Rondolino, l’Ucraina e i tribuni del pacifismo ipocrita

Quanto ha ragione Fabrizio Rondolino quando dice che il problema dell’Occidente e della sua opinione pubblica pacifista non è la guerra di Putin, ma la resistenza ucraina. “La loro resistenza è la nostra coscienza”, così si esprime il giornalista, uno dei pochi che ha avuto il coraggio di vedere le cose per quelle che realmente sono, al netto di ogni ipocrisia.

L’anelito irriducibile del popolo ucraino alla libertà morde la nostra coscienza impigrita dagli agi e imbolsita dall’ozio. Come l’Impero romano al suo declino, anche la comunità occidentale e le sue masse hanno smarrito la propria identità e il senso di sé . Imbolsiti nel nostro caos quotidiano ci siamo resi incapaci di comprendere che cosa è giusto fare: cioè aiutare la resistenza ucraina con ogni mezzo necessario. Armare l’esercito resistente, inasprire le sanzioni e chiudere il rubinetto del gas russo.

Invece disinvoltamente, dimentichiamo che combattono non solo per la loro ma anche per la nostra libertà. Biden ha provato a ricordarcelo, ma è stato criticato aspramente per questo. E L’Italia? La nostra Patria resa tale da quello stesso anelito contro l’occupante che, a suo tempo, ha reso immortale Ugo Foscolo, Giuseppe Garibaldi e tanti altri, oggi viene prostituita dai tanti tribuni della “pace a tutti i costi” fino al punto che non la si riconosce più, quasi a rinnegare le pietre miliari della sua storia. Dal Risorgimento alla lotta contro il nazifascismo (che non furono fatti con i fiori nei cannoni).

Ed ecco che, allora questi stessi tribuni, dal comodo divano delle loro abitazioni riscaldate dal gas russo, si rifugiano impauriti nelle teorie (un po’ bislacche) del Prof. Orsini, o, peggio, si improvvisano esperti di geopolitica da social, passando dalla laurea in virologia a quella di politica internazionale nel breve spazio di un clik sul mouse. E allora ha davvero Fabrizio Rondolino quando dice che, in fondo, la soluzione del Prof. Orsini (la Russia ha comunque vinto, tanto varrebbe che l’Ucraina si arrendesse) è la soluzione che inconsciamente alberga in molti .

La soluzione di quelli che hanno barattato la propria dignità per la comodità, che si scandalizzano più delle parole di Biden che per le bombe di Putin. Per questi, la guerra è solo un fastidio che turba il pieno godere di una vita già morta senza che nemmeno se ne accorgano. Come dice Rondolino, un fastidio che turba gli affari, contrae il PIL costringe a sacrifici.

“Ca va sanse dire”, per i modelli intellettuali orsiniani, il nemico diventa Zelensky e non Putin. Perché Zelensky non si arrende? Perché non mette fine a questa guerra con la resa e “ci” consente di tornare al nostro grigio torpore un po’ mediocre? Perché si ostina a rinfacciarci, con il suo esempio, che cosa è realmente la libertà che ormai avevamo disinvoltamente regalato ai vari Puzzer, Paragone e Fusaro che ne hanno abusato senza pietà nel periodo della pandemia?

Non è Putin a turbare i sogni di tanti finto pacifisti. Se Putin vincesse presto, la (finta) pace tornerebbe con tutto il suo carico di ipocrisia (pie illusioni peraltro). E’ proprio l’Ucraina che turba i sonni del pacifista, come un novello grillo parlante che continuamente ci ricorda cosa dovremmo fare, che cosa siamo stati e cosa dovremmo essere.

Ma tanti, troppi, quel grillo parlante non lo vogliono ascoltare e, al pari del Pinocchio collodiano, lo schiacciano contro il muro. Un muro fatto di paura e codardia ma che per convenienza chiamano pace, pluralismo dell’informazione e con mille altri democratici modi. Sì, ha proprio ragione Rondolino ma forse pecca di eccessivo ottimismo quando ci dice che prima o poi impareremo la preziosa lezione di vita che il popolo ucraino sta dando a tutti noi.