Retroscena, la Lega è stufa di Matteo Salvini. Manca solo la decisione finale

“Non commento la politica di Salvini perché non la capisco. Ma ripeto, Luca Zaia sta giocando bene la sua partita. E condanna quel che c’è da condannare. Lui non ha mai espresso simpatie per Putin”: la stilettata a Matteo Salvini non arriva da uno qualsiasi. A parlare in un’intervista al «Foglio» è Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto. Una frase che registra, più di tanti retroscena giornalistici quel che sta succedendo al Nord: le due Leghe esistono davvero, eccome se esistono. E l’insofferenza del nord produttivo nei confronti di Matteo Salvini è arrivata a un punto di non ritorno.

 

Da Bologna in su, la frase all’interno della Lega ormai è sempre la stessa: “Sono amico di Matteo, però…”. E dietro a quel “però” c’è una spaccatura sempre più profonda che prima o poi sarà evidente a tutti. Anche a chi pensa che il sistema politico italiano può reggere ancora difendendo un’accozzaglia senza identità chiamato centrodestra.

Lo si è visto a Roma anche nella battaglia tutta ridicolmente propagandista sulla riforma del Catasto. Al di là della fase muscolare per far vedere che il “centrodestra c’è”, Forza Italia e Lega, i partiti che appoggiano Draghi, sono spaccati al loro interno tra area governista e area fancazzista. Basti pensare che la scintilla che ha fatto scatenare la gazzarra è stata un’intervista con la quale Renato Brunetta (Forza Italia – Draghi) blindava la riforma. E basti pensare che anche nella Lega i governatori, a partire da Massimiliano Fedriga, si sono mostrati a dir poco preoccupati dalla recrudescenza dello scontro.

 

Cosa succederà? Adesso c’è la guerra. Quella vera. Ma a settembre, quando la politica italiana comincerà ad assestarsi verso il voto, sarà battaglia tra chi pensa che la soluzione migliore sia quella di proseguire con l’esperienza Draghi e chi vuole tentare il tutto per tutto per portare la destra antieuropea di Giorgia Meloni al governo. È allora che i nodi verranno al pettine. È allora che Matteo Salvini conoscerà il proprio destino. Davanti ad un buon caffè (senza polonio) con Giancarlo Giorgetti.