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Quest’Europa tutta interessi ha dimenticato i propri valori

Ancora una volta non si può non condividere la posizione espressa da Ernesto Galli Della Loggia nel suo ultimo editoriale uscito su «Il Corriere della Sera». Lo storico e saggista italiano parlando delle recenti decisioni prese dall’Unione Europea nei confronti della Russia, che non accenna a frenare la sua offensiva in Ucraina, ha spiegato quale trappola senza via d’uscita sia la regola capestro dell’unanimità. Un criterio che “ha permesso per giorni al governo di un Paese come l’Ungheria di neppure dieci milioni di abitanti (più o meno il 2-3 per cento della popolazione dell’intera Unione), di bloccare la decisione circa l’embargo sulle importazioni di petrolio dalla Russia”, spiega Galli Della Loggia. Non solo: perché sappiamo tutti che quella stessa Ungheria si è mossa perché venisse proibito di applicare sanzioni contro Kirill, il «chierichetto di Putin». 

Con la solita franchezza che lo contraddistingue l’editorialista ha attaccato anche quegli Stati (in primis l’esecutivo tedesco), che sembrano non sostenere con convinzioni i provvedimenti contro la Russia e che avrebbero trovato un comodo nascondiglio dietro il no ostinato di Orban. “Sono stati davvero pochi finora i governanti del continente che sull’argomento hanno adoperato le parole chiare, dure, senza possibilità di equivoci, che ha adoperato il presidente Draghi”, ha sottolineato Ernesto Galli Della Loggia. “Il fatto è che la guerra è un’infallibile cartina al tornasole. In un modo o nell’altro essa infatti, mettendo in gioco gli interessi primari, gli interessi vitali di una collettività, comunque quelli che essa considera tali, fa emergere la sua realtà profonda. È allora dunque che si vede di che cosa essa è fatta, quali sono i suoi tratti costitutivi e i suoi principi, quali stati d’animo governino i suoi cittadini. Per avere un’idea di come stiano realmente le cose non è necessario che si arrivi alla prova ultima del combattimento. Bastano le reazioni che suscita il semplice discorso’ della guerra, il semplice sentore di un’ostilità aspra e potenzialmente ultimativa”, precisa l’editorialista. E ha ragione, gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

“Nell’atmosfera oggi dominante nell’Europa continentale non si respira prudenza e avvedutezza ma dell’altro. Si respira voglia di non avere fastidi, di girare la testa dall’altra parte, si sente solo il desiderio di non essere chiamati a scelte importanti e Dio non voglia onerose. E si avverte prepotente ciò che ne consegue: l’intenzione di restare fuori dall’arena dove si decidono le sorti del mondo. Quella non è più roba per noi”, prosegue Galli Della Loggia.

Con una accurata indagine storica, il saggista ha scritto poi: “Nel quinquennio terribile dal 1940 al ’45 il fascismo, il nazismo, il dispotismo più vario (tutta roba nata in Europa) e poi la resa e il collaborazionismo dovunque, la complicità con il razzismo dappertutto e infine la salvezza ma arrivata d’oltremare, non solo hanno avuto nell’immediato l’effetto di cancellare virtualmente ogni antica potenza dell’Europa, ma, quel che più conta, hanno spezzato per sempre il suo orgoglio e l’immagine di sé che essa aveva. È come se il ’45 avesse inghiottito secoli di storia del continente. Da quella data l’Europa non ha più un passato, non sa più che cosa è, che cosa ci sta a fare nel mondo”. Cosa resta dunque? “L’unica cosa che nel discorso pubblico sembra contare sono gli interessi, pressoché solo di quelli si parla ogni sera nei talk show: quanto verrà a costarci la resistenza di questi ucraini che si ostinano a morire pur di difendere il loro paese. Si può essere sicuri che a Mosca Putin prende nota soddisfatto”, le conclusioni di Galli Della Loggia.