Quando l’opinione conta più del fatto: come la disinformazione alimenta il sentimento antiucraino

Se si considera il fatto che per molti sondaggi, la maggioranza degli italiani si sarebbe stancata di “difendere l’Ucraina” e che quindi non vorrebbe più mandare armi alla resistenza, c’è da chiedersi dove è andata a finire tutta quella presunta informazione mainstream-pensiero-unico che, a detta di tanti novelli liberi pensatori, obnubilerebbe le coscienze dei cittadini, spingendoli loro malgrado in guerra, per conto delle élite dominanti a servizio delle immancabili lobbie delle armi.

Per settimane, infatti, i finti intellettuali da salotto ci hanno tormentato con “l’informazione a senso unico”, con i media “guerrafondai” che non vogliono considerare le “ragioni di Putin” (come se ve ne fossero!!) e con amenità del genere, salvo poi scoprire che gli italiani invece seguono proprio loro – i presunti intellettuali – e le loro idee di resa contrabbandate per pace. Insomma, di che vi lamentate?

Eppure, gratta gratta, sotto il velo del sedicente libero pensiero, non si trova la luminescente verità che qualcuno si ostinerebbe a nascondere al popolo italiano, ma si rinviene tristemente un contromainstream che ha le stesse identiche caratteristiche di ciò che contesta ai media ufficiali: informazioni scadenti, parziali fatte apposta per alzare polveroni emozionali e per trasformare certezze in confusione. Ad esempio, come fa notare Antonella Boralevi sull’Hufftington Post di ieri, dire che si inviano le armi all’Ucraina tacendo il motivo per il quale lo si fa è un falso storico che dà l’idea di una Italia guerrafondaia per principio, invece che una nazione che, nel quadro delle alleanze internazionali ed europee, sta facendo la sua parte per difendere la democrazia in un paese aggredito con la forza bruta. Converrete che il risultato cambia moltissimo. Parimenti, passare l’informazione che “solo il negoziato può aprire la via per il cessate il fuoco e per la pace” sottacendo che la Russia fin dal primo momento – e poi reiteratamente – ha ribadito che non esiste negoziato se non dopo aver raggiunto tutti gli obiettivi militari, non disvela alcuna verità, anzi la occulta con reframing palesemente falsi (eppure efficaci: chi di noi non vorrebbe la pace?). E, infine, sostenere che “l’invio di armi a Kiev alimenta la guerra e con essa i morti” senza menzionare che i morti li stanno provocando i russi e che l’alternativa sarebbe la resa all’aggressore, è un falso mediatico moralmente abietto. Eppure…

E si potrebbe continuare con tutti gli slogan fintopacifisti che da qualche giorno hanno assunto sempre più importanza sui media nazionali. La Boralevi, citando tre esempi chiarissimi, svela l’arcano trucco di come una informazione monca sia il terreno di coltura perfetto per il montante sentimento anti-ucraino che pare serpeggiare sempre più esplicitamente negli italiani. Distorsione sistematica della realtà, inviti in TV ai propagandisti russi spacciati per giornalisti (naturalmente sotto l’ombrello protettivo della libertà di pensiero, della quale però nessuno chiede condizione di reciprocità) e una certa contiguità fra estremismi politici con la Russia di Putin, accomunati dal sempreverde antiamericanismo “a la carte”, e il gioco è fatto. L’inganno è servito, e fatto passare da verità rivoluzionaria che i media ufficiali dolosamente “non dicono” e di cui solo selezionati e illuminati liberi pensatori possono fasi depositari.

E mentre gli italiani, in maggioranza stando a quei sondaggi, pensano di essere entrati nel cerchio magico della “verità altra”, in realtà non si accorgono di essere pesciolini nella rete, illusi finché serve di nuotare liberalmente nel mare della politica nonché di essere depositari della verità vera, quando in realtà sono semplicemente strumentalizzati e pronti a essere arrostiti sulla prima brace elettorale. In tutto questo, nella confusione ormai imperante, le prime vittime sono, per l’appunto i fatti – oggettivi, “semplici”, lineari – che si perdono nel porto delle nebbie di opinioni distorte, fomentate da emozioni suscitate ad arte. E quando l’opinione conta più del fatto, la polarizzazione è inevitabile.

Fatemi fare il complottista per una volta! Visto che questo schema (distorsione dei fatti che suscita emozioni polari che a loro volta danno vita a opinioni ideologiche) lo abbiamo già visto ampiamente in passato, dall’immigrazione alla pandemia passando per sostanzialmente tutti i tempi di politica interna e internazionale, cari italiani, siete proprio sicuri di essere così realmente liberi?