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Putin riporta indietro la storia: rivuole l’Urss e ora punta alla Lituania

E’ trascorso poco più di un mese da quando un deputato di Russia Unita, il partito di Putin, ha presentato alla Duma una proposta di legge finalizzata a dichiarare illegittima la concessione dell’indipendenza alla Lituania da parte dell’Unione Sovietica durante i primi giorni del mese di settembre 1991.

Lo stato sovietico era ormai alla fine della sua esistenza e dopo il tentato golpe del mese di agosto, il Consiglio di Stato aveva concesso l’indipendenza al paese baltico che si era già ribellato al governo di Mosca nel mese di gennaio al punto che l’Armata Rossa era intervenuta a Vilnius assediando la torre della televisione e uccidendo quattordici persone. Ma il processo di disgregazione dell’Unione Sovietica era ormai irreversibile e alla fine dell’anno il presidente Gorbaciov annunciava il suo scioglimento in diretta televisiva.

Vladimir Putin non ha mai accettato il collasso sovietico definendolo la più “grande catastrofe geopolitica” del ventesimo secolo e oggi sta cercando di porvi rimedio a modo suo.

Dopo l’attacco all’Ucraina, che lui ha definito una “operazione speciale per denazificare il paese”, ora sembra avere messo gli occhi sulla Lituania che però fa parte dell’ Unione Europea e della Nato e quindi un’eventuale invasione russa scatenerebbe un effetto domino dalle conseguenze imprevedibili e senza dubbio nefaste .

Si è molto parlato delle colpe dell’Occidente e della Nato che si sarebbe estesa durante gli ultimi decenni nelle sfere di influenza che storicamente sono sempre appartenute alla Russia, violando una promessa fatta da Bush senior a Gorbaciov circa trent’anni orsono.

In molti hanno cercato di giustificare la reazione eccessiva di Putin ma abbiamo dimenticato di comprendere le ragioni di paesi come la Polonia, l’Estonia, la Lettonia, la Lituania e la stessa Ucraina che hanno sempre vissuto con sofferenza l’influenza russa e che appena ne hanno avuto la possibilità si sono emancipate guardando al mondo occidentale, all’Unione Europea e alla NATO. Rivendicare una sfera di influenza perché apparteneva all’Impero zarista e poi a quello sovietico è senza dubbio anacronistico soprattutto quando la popolazione dei paesi interessati è fieramente e convintamente anti/russa.

Prendiamo spunto dalla Lituania e dalla sua capitale Vilnius, dove i sentimenti anti/russi e la solidarietà con il popolo ucraino si manifestano apertamente e senza alcuna remora, dove la bandiera ucraina viene esposta un po’ dappertutto e i camerieri dei ristoranti girano con spille giallo/blu mentre i locali offrono menù con i piatti tipici della cucina ucraina.

Passeggiando per la capitale percepisci immediatamente l’orgoglio e la fierezza del popolo lituano che celebra l’indipendenza dal giogo russo in ogni modo, pensiamo alla “Casa dei Firmatari” che ricorda i diciotto uomini politici lituani che nel febbraio del 1918 sottoscrissero la dichiarazione di indipendenza del paese. Purtroppo non durò a lungo perché dopo il patto Molotov/Ribbentrop la lunga mano di Stalin tornò a controllare il paese, e allora dobbiamo spostarci al Museo del Genocidio che è stato allestito dove un tempo si trovava la sede del KGB lituano e dove si possono visitare le celle dei prigionieri e le stanze delle torture inflitte dalla polizia politica agli oppositori del regime sovietico.

Il “mondo di Putin”, costruito su vecchie logiche che risalgono al diciannovesimo e al ventesimo secolo, è ormai diventato il “nostro mondo” dopo l’invasione dell’Ucraina ma non dobbiamo arrenderci e soprattutto non dobbiamo commettere l’errore di giustificare le azioni dell’autocrate russo che perseguono una politica imperialista ed espansionistica che non appartiene e non può appartenere al mondo di oggi.