Quella dello scostamento di bilancio sta diventando (anzi lo è già) una televendita impazzita. A Destra, sinistra e pure a manca, tutti chiedono aiuti a Mario Draghi, dopo essere stati i colpevoli della caduta del suo governo per meri interessi personali. È assurdo ma è la realtà dei fatti: c’è chi dice che bastano tre miliardi e chi, invece, ne chiede trenta. Il premier che aveva dato credibilità all’Italia a livello internazionale, tuttavia, non si lascia coinvolgere e, soprattutto, non ha alcuna intenzione di diventare “strumento di di propaganda”, né tantomeno di assecondarla. Ergo: non ci sarà alcuno scostamento di bilancio e zero interventi extra. Palazzo Chigi non prevede ulteriori misure dopo quelle da 12 miliardi già annunciate.
Il nuovo decreto, dopo che giovedì la Camera avrà approvato la relazione del governo, sarà quindi limitato agli interventi già programmati: credito d’imposta del 25% per le bollette delle imprese, bar e ristoranti inclusi la rateizzazione; bonus sociale (non azzeramento degli aumenti) per le famiglie con Isee fino a 12mila euro (forse fino a 14mila). E, se si dovessero trovare altri fondi, cassa integrazione gratuita come ai tempi del Covid. Ma è difficile.
Eppure il pressing è fortissimo, con Giorgia Meloni che ha già annunciato che giovedì sospenderà la campagna elettorale per presidiare l’aula della Camera, dove si discuterà la relazione del Governo. Il suo braccio destro Guido Crosetto, addirittura, ha chiesto a Draghi di “non fare l’offeso perché è stato sfiduciato”. Perfino Enrico Letta, convintissimo sostenitore del premier, solleva interventi ben più pesanti dei 12-13 miliardi messi sul tavolo.
Insomma, a due settimane dalle elezioni, la situazione è a dir poco paradossale, con partiti che hanno fatto cadere il Governo mentre stava lavorando a provvedimenti economici e sociali fondamentali e che, adesso, vorrebbero imporgli di attuare misure che loro stessi un mese fa gli hanno impedito di adottare la fiducia.